Spopolano i green job in Cina che detiene oggi il 39% dei posti di lavoro nelle rinnovabili. La Camera: "L'unica strada da percorrere è aumentare gli investimenti in una transizione giusta e inclusiva"
Pubblicata l’ottava edizione del “Renewable Energy and Jobs: Annual Review 2021“
(Rinnovabili.it) – Cresce l’occupazione verde nel mondo. In un solo anno, a dispetto della pandemia in corso, i posti di lavoro nel settore delle fonti rinnovabili sono aumentati di circa 500mila unità. Il dato arriva dal nuovo rapporto Renewable Energy and Jobs: Annual Review 2021, presentato stamane dall’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA) in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). Nella sua ottava edizione il documento mostra come gli occupati nelle green energy siano passati dagli 11,5 milioni del 2019 ai 12 milioni del 2020.
Ovviamente la crisi del Covid-19 ha avuto il suo peso, rallentando lo slancio acquisito negli anni passati e colpendo alcuni segmenti di mercato con maggior ferocia. Come i biocombustibili liquidi che, al pari degli altri carburanti per trasporto, hanno dovuto reagire all’improvviso calo della domanda 2020. Migliore la sorte nell’eolico e nel fotovoltaico. I due comparti hanno continuato a guidare la crescita dell’occupazione verde globale rispettivamente con 4 e 1,25 milioni di posti di lavoro.
In questo contesto la Cina rimane il “datore” più attivo. Qui, infatti, si conta il 39% degli occupati nelle fonti rinnovabili a livello globale, per un totale che supera i 4,7 milioni di lavoratori. Seguon, il Brasile (che rappresenta il più grande datore di lavoro nel segmento dei biocarburanti), gli Stati Uniti, l’India e i Paesi dell’Unione Europea. Nel 2020, tuttavia, anche altre nazioni hanno ingranato la marcia. Tra queste vi sono il Vietnam e la Malesia, importanti esportatori di fotovoltaico; Indonesia e Colombia, con grandi filiere agricole per i biocarburanti; e Messico e Russa, dove cresce l’energia eolica.
Occupazione verde: accelerare la formazione specializzata
“La capacità dell’energia rinnovabile di creare posti di lavoro e raggiungere gli obiettivi climatici è fuori dubbio. Con la COP26 davanti a noi, i governi devono aumentare la loro ambizione per raggiungere le zero emissioni nette”, afferma Francesco la Camera, direttore generale dell’IRENA. “L’unica strada da percorrere è aumentare gli investimenti in una transizione giusta e inclusiva, raccogliendo tutti i benefici socioeconomici lungo il percorso”. Il rapporto mostra come le donne abbiano sofferto di più la pandemia perché tendono a lavorare in settori maggiormente vulnerabili agli shock economici. E sottolinea l’importanza di una transizione giusta e di lavori dignitosi per tutti, garantendo un equo salario, luoghi di lavoro sicuri e il rispetto dei diritti.
Gli autori evidenziano anche come sia fondamentale accrescere il livello di competenze nel comparto dell’energia pulita. La formazione della futura forza di lavoro richiede tempo e quindi il rapporto la considera una dei passi più immediati da seguire per la transizione energetica. In uno scenario conforme all’obiettivo di +1,5°C al 2050, serviranno circa 61 milioni di lavoratori con un’istruzione primaria o secondaria di primo grado e almeno un 13% con un’istruzione di alto livello
“Il potenziale delle rinnovabili nel generare lavoro dignitoso è una chiara indicazione che non dobbiamo scegliere tra la sostenibilità ambientale da un lato e occupazione dall’altro”, ha affermato il direttore generale dell’ILO, Guy Ryder. “I due possono andare di pari passo”.