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Tutti i dettagli del nuovo ETS UE e del suo ‘gemello’

Nuovo ETS UE: cosa cambia nel mercato del carbonio ‘fit for 55’
Foto di Marion Wellmann da Pixabay

Il nuovo ETS UE include anche le emissioni delle navi

(Rinnovabili.it) – Il nuovo ETS UE aumenta l’ambizione e raddoppia. Il mercato del carbonio già esistente si allarga per coprire anche le emissioni del comparto marittimo, ottiene nuovi obiettivi di riduzione della CO2 al 2030 e target annuali più impegnativi. Nasce poi il suo gemello, un secondo Emission Trading Scheme che coprirà esclusivamente trasporti su strada e riscaldamento degli edifici. Sono le novità principali della proposta legislativa presentata ieri dalla Commissione europea (leggi qui il testo integrale, in inglese) all’interno del ricco pacchetto normativo Fit for 55, con cui Bruxelles traccia la rotta per rispettare gli obiettivi della Legge Clima, cioè il taglio delle emissioni di gas serra del 55% entro la fine del decennio rispetto ai valori del 1990.

Le novità del nuovo ETS UE

OBIETTIVI GENERALI – Per adeguare il sistema di scambio delle emissioni europeo ai nuovi target comunitari, la proposta legislativa fissa l’obiettivo generale del nuovo ETS UE a -61% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Si tratta di un aumento di 18 punti percentuali rispetto al target precedente (43%). Cresce, di conseguenza, anche il fattore di riduzione lineare, cioè la percentuale di calo che deve essere raggiunta anno dopo anno. Il vecchio ETS lo fissava al 2,2%, con la revisione passerebbe al 4,2%. Tutti i proventi dell’ETS, salvo quelli destinati al budget comunitario, dovranno essere impiegati per interventi legati al clima (adesso solo il 50% è vincolato così).

CAP E MARKET STABILITY RESERVE – Il passaggio al nuovo ETS UE avverrà con un taglio una tantum del numero complessivo di quote. La proposta è di cancellare 117 milioni di permessi. Con questa mossa, a conti fatti, è come se il nuovo fattore di riduzione lineare fosse già entrato in vigore nel 2021. Novità anche sulla Market Stability Reserve (MSR), il meccanismo che ritira in automatico le quote in eccesso per evitare un deprezzamento dei permessi. La sua capacità viene limitata a 400 mln di permessi e la percentuale di assorbimento mantenuta al 24% fino al 2030 (invece di scendere al 12% nel 2024).

AEREI E NAVIL’aviazione era già coperta dal vecchio ETS. La proposta limita al livello attuale il tetto dei permessi totali, che scenderà seguendo il fattore rafforzato al 4,2%. Le quote gratuite sono ridotte progressivamente e eliminate del tutto nel 2026. Per i voli extra spazio EEA, finora esclusi, si applicherà l’accordo CORSIA dell’Onu alle compagnie basate in UE. L’obbligo di compensare le emissioni con le quote scatterà quando si superano i valori del 2019. Per le navi, sono coperte dal nuovo ETS UE le tratte intra-UE e anche quelle da e per destinazioni fuori dall’Unione (conteggiate al 50%). Anche qui l’implementazione è graduale, con le compagnie che dovranno acquistare quote per coprire integralmente le loro emissioni solo dopo 3 anni dall’entrata in vigore. Nuovi standard sui carburanti delle navi vengono introdotti in un altro provvedimento del pacchetto Fit for 55, la proposta FuelEU Maritime.

QUOTE GRATUITE – Il phase out progressivo dei permessi gratuiti sarà implementato solo a partire dalla seconda metà del decennio, perché la Commissione lo reputa uno strumento ancora essenziale per evitare il carbon leakage nonostante entri in vigore anche uno strumento ad hoc come il Carbon Border Adjustment Mechanism. Quasi nessuna novità sul modo di calcolare quanti permessi gratuiti spettano a ciascun settore. I settori meno carbon-intensive avranno una riduzione un po’ più rapida delle quote gratis (2,5% contro l’1,6% di prima). Ma per l’industria pesante, come l’acciaio, il fattore resta invariato allo 0,2%. Ci sarà poi una decurtazione del 25% dei permessi gratuiti per chi non adotta le misure per la decarbonizzazione raccomandate dagli audit energetici.

L’ETS per trasporti e edifici

L’ETS gemello riguarderà le emissioni originate dai trasporti stradali e dai sistemi di riscaldamento degli edifici. Si tratta di una misura molto controversa perché avrà probabilmente un peso elevato e diretto sui cittadini. Tanto che l’UE è spaccata su questo punto. Timmermans, il vice-presidente della Commissione con delega al clima, era contrario. Ma ha prevalso la linea di Ursula von der Leyen. A livello di Stati è la Germania la paladina dell’ETS parallelo, mentre la Francia – scottata dall’esperienza dei Gilet Jaunes, nati proprio sull’onda di una tassa sui carburanti – la meno convinta della sensatezza della manovra.

Il nuovo ETS parallelo andrà a regime nel 2026 anche se inizierà a ingranare dall’anno prima. L’obiettivo generale è abbattere le emissioni del 43% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Non sono previste quote gratuite, mentre i permessi dovranno essere acquistati dai player che operano lungo la supply chain e non dagli emettitori diretti. Per attutire l’impatto di questa misura, i proventi alimentano un Fondo sociale che è stimato in circa 70 mld di euro nel periodo 2025-2032, da distribuire ai paesi membri previo un co-finanziamento statale al 50% per interventi legati al supporto alle fasce più vulnerabili della popolazione.

L’Effort Sharing Regulation (ESR)

Le modifiche all’ETS sono collegate strettamente alla revisione dell’Effort Sharing Regulation, il meccanismo che regola le riduzioni delle emissioni per tutti i settori non coperti dal mercato del carbonio, assegnando a ciascun paese quote specifiche in base al suo PIL pro capite. Il nuovo obiettivo è portato ad “almeno il 40%” dal precedente 29%, sempre entro il 2030 e rispetto ai livelli del 2005. Continuerà a interessare anche trasporti ed edifici nonostante il nuovo ETS creato per questi due settori. L’obiettivo per l’Italia passa dal -33% al nuovo -43,7%.

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