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Due anni di tregua: così il nuovo ETS farà respirare i privati

Nuovo ETS: l’Europarlamento vuole una clausola di opt-out per auto e case private
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La proposta di modifica del nuovo ETS a firma del tedesco Peter Liese

(Rinnovabili.it) – Una clausola che permette ai paesi UE di non applicare il nuovo ETS a trasporti ed edifici privati. Fuori dal mercato del carbonio parallelo per i primi 2 anni, cioè almeno fino al 2027. È la modifica con cui il parlamento europeo vuole ammorbidire la proposta originaria della Commissione che amplia anche ad auto, furgoni ed edifici il sistema di scambio delle quote di carbonio comunitario.

Una proposta, quella annunciata il 14 luglio scorso, forse tra le più criticate di tutto il pacchetto Fit for 55. Anche all’interno della stessa Commissione, con il vicepresidente Frans Timmermans che si è sempre detto abbastanza scettico. Come molti paesi membri, Francia in testa. Il timore è che sottoporre auto e case al nuovo ETS spinga le aziende a scaricare il costo delle quote di CO2 sui consumatori. Facendo lievitare prezzi e malcontento tra i cittadini. Con il rischio, paventano alcuni, di scatenare proteste analoghe ai Gilet jaunes d’Oltralpe, nati proprio sull’onda delle proteste contro una nuova tassa sul carburante.

Cosa prevede la modifica al nuovo ETS

Per evitare problemi del genere, la proposta preparata dall’eurodeputato tedesco Peter Liese prevede di limitare, per i primi 24 mesi, l’applicazione del nuovo ETS solo a veicoli e edifici pubblici. Non come obbligo ma come possibilità che i paesi interessati possono richiedere. Per accedere alla facilitazione, però, gli Stati dovranno dimostrare di poter raggiungere comunque gli obiettivi climatici nazionali.

Qualche ritocco riguarda anche il vecchio ETS. Liese propone di dare alle industrie con le migliori performance sulle emissioni delle quote gratuite, commerciabili, mentre le industrie peggiori perderebbero le loro quote più in fretta. Sulle industrie che saranno coperte dalla tassa sul carbonio alla frontiera (Cbam), altra proposta della Commissione, Liese è d’accordo con l’esecutivo nel ritirare le quote ai settori coinvolti, ma propone di metterle in un fondo di riserva che aiuti a gestire eventuali problemi al lancio del Cbam. Una sorta di Market Stability Reserve – in funzione per il vecchio ETS – capace di “oliare” il meccanismo di aggiustamento alla frontiera.

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