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Perde i pezzi l’alleanza delle banche per la neutralità climatica lanciata alla COP26

Tra gli istituti che vorrebbero dare forfait figurano JPMorgan, Bank of America e Morgan Stanley. Il motivo? La crisi energetica ha ridato linfa vitale agli investimenti in petrolio, gas e carbone

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La Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ) era nata a novembre 2021

(Rinnovabili.it) – Nemmeno 1 anno dopo il summit sul clima di Glasgow, alcune tra le più grandi banche d’affari del mondo vogliono abbandonare la piattaforma globale per la neutralità climatica nell’ambito finanziario, la Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ), creata durante la COP26. Da novembre 2021 a oggi il mondo è cambiato e la crisi energetica, acuita dalla guerra, ha riportato in auge petrolio e gas. E gli asset finanziari collegati. Tra gli istituti che vorrebbero dare forfait figurano JPMorgan, Bank of America e Morgan Stanley, riporta Bloomberg.

“Il GFANZ amplierà, approfondirà e aumenterà l’ambizione del settore finanziario, consentendo alle imprese di dimostrare il loro impegno collettivo nel sostenere le aziende e i Paesi a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Il GFANZ catalizzerà inoltre il coordinamento strategico e tecnico sulle misure che le imprese devono adottare per allinearsi a un futuro a zero emissioni”. Queste le promesse della piattaforma al momento del lancio, presentato alla COP26 come il miglior contributo possibile del mondo finanziario alla corsa verso la neutralità climatica.

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Una linea di condotta che è in totale contraddizione con il comportamento degli istituti di credito globali in questo 2022. Da gennaio a settembre, infatti, le banche hanno aumentato del 15% i prestiti alle compagnie fossili, superando quota 300 miliardi di dollari, rispetto allo stesso periodo del 2021. Si investe di più per espandere le operazioni, dare respiro a un mercato che ha pochi margini dal lato dell’offerta, e approfittare della congiuntura favorevole, con prezzi dell’energia alle stelle che rendono temporaneamente convenienti progetti altrimenti destinati all’oblio.

Uno sviluppo, questo, che viene sostenuto dai governi, nonostante gli impegni formalizzati ai summit sul clima. Nel 2021, le 51 maggiori economie al mondo hanno raddoppiato i sussidi a carbone, petrolio, gas e elettricità rispetto all’anno prima. E con la guerra in Ucraina ci si attende che continuino a crescere anche nel 2022.

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