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Tre consigli per rendere davvero efficace il mercato del carbonio europeo

L’ETS ha un tetto di quote troppo alto: problema storico, che la nuova versione del mercato del carbonio non corregge. In più, non si fa nulla contro la volatilità dei prezzi e si punta troppo sulle compensazioni post 2035. L’analisi nel rapporto “2021: A Carbon Markets Odyssey” commissionato dai Verdi europei

Mercato del carbonio: la nuova proposta UE non cancella i suoi difetti strutturali
Foto di jwvein da Pixabay

La Commissione ha presentato il 14 luglio 2021 una proposta di modifica del mercato del carbonio

(Rinnovabili.it) – L’ETS è la “pietra angolare” dell’azione europea contro il climate change, ma finora “ha contribuito troppo poco” alla riduzione delle emissioni di gas serra. I problemi sono molti. Il mercato del carbonio europeo ha dei “difetti strutturali” che rischiano di mettere in discussione la transizione energetica del continente. A partire dall’incapacità di limitare la volatilità dei prezzi della CO2 e dal tetto (altissimo) alle quote.

È il giudizio ruvido che dà il gruppo parlamentare dei Verdi europei all’ETS UE nel rapporto “2021: A Carbon Markets Odyssey”, pubblicato ieri. Da dove arrivano i problemi? Secondo il dossier, le emissioni sono calate più che altro grazie alla corsa delle rinnovabili, non per il mercato del carbonio. Il suo difetto maggiore è un tetto di quote emissive troppo alto. La nuova proposta sull’ETS avanzata dalla Commissione nel pacchetto Fit for 55 risolve solo in parte il problema, spiegano gli autori, perché non tocca “l’enorme surplus” di quote esistente. “Questo significa che il tetto rimarrà de facto privo di significato per un certo numero di anni a venire”.

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Anche sul fronte del prezzo delle quote, il mercato europeo del carbonio zoppica. La proposta di emendamento all’ETS non fa nulla per limitare la volatilità dei crediti, “in particolare continuando ad assegnare quote gratuite per altri 14 anni”. Un segnale “forte e stabile” del prezzo della CO2 è “essenziale” perché l’ETS UE sia veramente efficace. Infatti, senza l’aspettativa di una futura scarsità di quote, i settori industriali ad alta intensità energetica non saranno incoraggiati a passare a tecnologie più pulite.

Il terzo e ultimo punto debole, si legge nel rapporto, è l’idea di compensare tutte le emissioni rimanenti dopo il 2035: “È sconcertante vedere la crescente importanza data al sequestro del carbonio negli alberi, in un anno in cui le foreste di tutto il mondo bruciano o si trasformano da serbatoio a fonte” di CO2.

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