Rinnovabili • Mercato del carbonio globale: anche l’ONU fa un favore ai grandi inquinatori

Tutte le critiche all’allargamento del mercato del carbonio volontario

Il volume di quote scambiate ogni anno passerebbe da 300 milioni a 50-100 miliardi di dollari. Ma i critici notano che mancano standard di qualità adeguati. E lo strumento della compensazione non fa un favore al clima

Mercato del carbonio globale: anche l’ONU fa un favore ai grandi inquinatori
credits: Bloomberg via Flickr | CC BY-ND 2.0

A Davos l’inviato ONU per il clima ha presentato il piano per riformare il mercato del carbonio

(Rinnovabili.it) – Per ong e scienziati del clima può diventare la più grande operazione di greenwashing mai esistita. E causare danni incalcolabili per clima e ambiente. Per l’inviato per il clima dell’ONU che l’ha proposto, Mark Carney, è invece l’unico modo per catalizzare l’azione della grande industria a livello globale. Stiamo parlando di mercato del carbonio e più precisamente di Voluntary Carbon Market: un mercato che ha dimensione mondiale, funziona su base volontaria, non prevede un tetto di quote, ed è fondato sul concetto della compensazione e non dell’abbattimento diretto delle emissioni.

Carney pianifica un’espansione senza precedenti di questo mercato del carbonio. Al momento i crediti di carbonio scambiati ogni anno valgono all’incirca 300 milioni di dollari. Nella visione dell’ex governatore della Banca d’Inghilterra poi passato alle Nazioni Unite, questa cifra deve lievitare fino a volumi di 50-100 miliardi di dollari l’anno.

Leggi anche Mercato del carbonio europeo, generati 14mld dalla vendita delle quote ETS

L’inviato dell’ONU ha presentato il suo piano al World Economic Forum di Davos e l’ha difeso senza esitazioni. Per Carney, allargare a dismisura il mercato volontario del carbonio è l’unico modo per catalizzare l’azione climatica delle grandi aziende. Uno strumento complementare agli altri, che remerebbe nella loro stessa direzione. Le regole di base restano quelle solite: un’azienda può comprare i crediti a fronte di iniziative e progetti che riducono le emissioni di gas serra e quindi abbattono l’impronta di carbonio dell’azienda. Di solito, questi progetti vengono fatti nei paesi in via di sviluppo. Dove i controlli sono opachi e non sistematici.

L’idea quindi viene aspramente criticata dal mondo dell’attivismo climatico e non solo. In una lettera firmata da 47 tra scienziati, professori universitari e rappresentanti di ong, il piano di Carney viene giudicato assolutamente insostenibile. Il mercato volontario del carbonio, ricostruisce la lettera, si è rivelato un completo fallimento negli ultimi 12 anni. Mancavano – e mancano tuttora – standard di qualità adeguati per verificare che l’acquisto delle quote corrisponda a benefici climatici effettivi. E in definitiva sarebbe un modo per lasciare che l’industria continui a inquinare più o meno come prima, invece di spingerla a investire per adottare tecnologie pulite e abbattere realmente le proprie emissioni.

Leggi anche Carbon market, raggiunto un valore mondiale record di 144 mld