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Mercato del carbonio: crescita e prospettive dopo Parigi

Mercato del carbonio arriva il penultimo sì_

 

(Rinnovabili.it) – Nell’ultimo anno e mezzo, Portogallo e Messico hanno introdotto una carbon tax, la Corea del Sud ha lanciato un mercato del carbonio tra i più grandi del mondo, la California e il Quebec hanno unito i rispettivi sistemi di cap-and-trade e attendono l’adesione dell’Ontario.

Nel frattempo, la Cina ha deciso di passare dai suoi sette mercati locali del carbonio ad un sistema di scambio nazionale già nel 2016. Nel 2018, inoltre, anche il Cile anche introdurrà la carbon tax.

Sono solo alcuni tra i circa 40 paesi e le oltre 20 città, regioni e province che utilizzano o intendono mettere un prezzo al carbonio per abbattere le emissioni di gas serra. Complessivamente, le iniziative in funzione ad oggi valgono quasi 50 miliardi dollari, secondo le stime della Banca Mondiale e del nuovo Carbon Pricing Watch di Ecofys, un rapporto sullo stato e le tendenze dei prezzi del carbonio di cui si attende il rilascio nel prossimo futuro.

«Un prezzo del carbonio efficace è parte essenziale di un pacchetto di politiche in grado di ridurre le emissioni e guidare l’economia verso una bassa intensità di carbonio – ha detto la vice presidente della Banca Mondiale, Rachel Kyte – Esso rende l’inquinamento più costoso, incentiva l’efficienza, la produzione energetica pulita e aiuta gli imprenditori e gli investitori a capire gli scenari a lungo termine».

 

Mercato del carbonio crescita e prospettive

 

Il grande business spinge per implementare il mercato del carbonio

Per anni, le imprese e i governi hanno discusso separatamente i rischi che i cambiamenti climatici rappresentano per loro catene di approvvigionamento e per le persone.

«Oggi invece – sostiene Kite –tutti sono intorno a tavoli di lavoro per sviluppare le soluzioni economicamente più efficaci contro il cambiamento climatico».

L’uso di strumenti finanziari per l’approccio al cambiamento climatico è promosso anche dalla Carbon Pricing Leadership Coalition, organizzata da Banca Mondiale, World Economic Forum, We Mean Business Coalition e altre 12 organizzazioni di business internazionali.

 

I governi, in vista della COP 21 di Parigi, stanno includendo il carbon pricing nei loro impegni climatici. L’Unione Europea, ad esempio, prevede di riformare il suo sistema di scambio delle emissioni, il primo e più grande ETS del mondo, come parte dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di un 40% entro 2030, rispetto ai livelli del 1990.

I leader europei, nelle ultime settimane, hanno chiesto l’utilizzo del prezzo del carbonio su scala internazionale. Il cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente francese François Hollande hanno pubblicato un  invito congiunto il 19 maggio, che includeva «l’introduzione di mercati del carbonio a livello nazionale e regionale, con l’obiettivo di dare forti incentivi economici per la trasformazione a basso tenore di carbonio».

 

Mercato del carbonio crescita e prospettive_

 

Le strategie di carbon pricing

I governi possono prendere strade diverse per mettere un prezzo sul carbonio. I sistemi di scambio delle emissioni, tra i metodi più comuni, impostano un tetto alla CO2 che si abbassa gradualmente e crea un mercato che consente agli emettitori di acquistare o vendere quote di CO2 fino a un certo limite. Il valore del livello globale del sistema ETS è passato dai 32 miliardi dollari di un anno fa ai 34 miliardi dollari di oggi, nonostante l’abrogazione della carbon tax da parte dell’Australia.

Le carbon taxes attualmente valgono 14 miliardi dollari a livello globale, vengono riscosse ad un tasso fisso a basato sulle emissioni di gas serra o sul contenuto di carbonio nel carburante. Insieme, questi strumenti di tariffazione del carbonio coprono oggi circa 7 Gt di CO2 equivalenti, ovvero il 12% delle emissioni di gas serra del mondo in un anno. I paesi responsabili di quasi un quarto delle emissioni globali di gas climalteranti hanno ora un meccanismo di carbon pricing.

 

Anche le entrate derivanti da questo business vengono utilizzate diversamente da luogo a luogo, spesso con l’obiettivo di sostenere sforzi di mitigazione dei cambiamenti climatici. La direttiva europea sull’ETS, per esempio, richiede che almeno la metà dei ricavi vengano utilizzati per scopi climatici ed energetici quali l’efficienza energetica, le energie rinnovabili, la ricerca e il trasporto sostenibile.

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