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Nel 2023 l’Europa ha regalato 40 miliardi a chi inquina di più

Prezzo del carbonio: gli ETS globali tagliano il 5-21% delle emissioni in 1 anno
Foto di Marek Piwnicki su Unsplash

Solo nel 2023, l’Europa ha elargito un “sussidio indiretto” da 40 miliardi di euro alle industrie pesanti. Per continuare a inquinare come prima. La maggior parte dei grandi inquinatori continua infatti a ricevere “regali” da Bruxelles. Che non incentivano le imprese a investire nella transizione ecologica. I problemi sono soprattutto nelle quote ETS, il mercato del carbonio UE per lo scambio di crediti di carbonio che prevede una parte di permessi assegnati gratuitamente. Ma anche in altri strumenti. Come il Fondo per l’Innovazione.

Insomma: Il mercato del carbonio UE paga gli inquinatori invece di finanziare la transizione verso un’industria pulita. È la denuncia contenuta in un rapporto curato da Carbon Market Watch e dal WWF, e pubblicato alla vigilia del Clean Industrial Deal annunciato dalla Commissione UE per il 26 febbraio.

I regali inquinanti del mercato del carbonio UE

Nel 2023, calcolano gli autori, le industrie pesanti europee hanno ricevuto gratuitamente permessi per le emissioni di gas serra per un valore di 40 miliardi di euro. Ciò ha permesso loro di inquinare largamente senza costi.

Il settore siderurgico è emblematico, sottolinea il rapporto. Ha ottenuto in tutto 11,3 miliardi di euro in quote gratuite, più del 25% del totale. Mentre società come ArcelorMittal e Heidelberg hanno ricevuto permessi addirittura superiori alle loro emissioni effettive: rispettivamente, il 140% e il 106%.

Questo sistema non solo incentiva il mantenimento dello status quo ma grava sulla società, che ne paga il prezzo in termini di danni climatici e sanitari, accusa il rapporto. “Perché i giganti dell’industria siderurgica e del cemento ricevono molto più di quanto emettono? Perché continuiamo a distribuire regali ad attività come la raffinazione del petrolio che hanno mostrato scarsi o nessun progresso nella riduzione delle loro emissioni?” si chiede Lidia Tamellini, esperta di decarbonizzazione industriale dell’UE di Carbon Market Watch.

Non è tutto. Ci sono problemi analoghi anche nel Fondo per l’Innovazione, lo strumento europeo che dovrebbe sostenere tecnologie pulite. Il Fondo, calcola il rapporto, ha destinato quasi il 40% delle risorse, pari a 2,5 miliardi su 6,4 miliardi tra 2020 e 2022, a progetti di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS). Trascurando soluzioni più efficaci per la decarbonizzazione. E se le anticipazioni sul CBAM corrispondono a verità, i danni aumenteranno: il rinvio di 2 anni, al 2027, della tassa sulla CO2 alla frontiera, che potrebbe essere annunciato il 26 febbraio, sottrarrebbe al Fondo circa 20 miliardi di euro, rallentando ulteriormente il cambiamento.

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