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A Pechino servono 17mila mld di investimenti per la transizione ecologica

La forchetta di investimenti necessari a raggiungere i target climatici va da 14 a 17mila mld. La Cina non ce la può fare senza copiosi investimenti privati, sostiene la World Bank

Investimenti per la transizione: la Cina ha bisogno di 17mila mld
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Le stime della Banca Mondiale per centrare il target net-zero al 2060

(Rinnovabili.it) – Tra i 14 e i 17mila miliardi di dollari. Solo per infrastrutture verdi e soluzioni tecnologiche nel settore energetico e nei trasporti. È l’ammontare di investimenti per la transizione di cui la Cina ha bisogno per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2060. Lo afferma la Banca Mondiale nel Climate and Development Report dedicato alla seconda economia globale.

Per mobilitare una simile cifra, gli investimenti per la transizione non possono arrivare soltanto da Pechino. Il governo cinese ha bisogno dell’iniziativa dei privati. Affinché questi capitali arrivino in quantità sufficienti, la Banca Mondiale suggerisce sostanzialmente due riforme strutturali: “un ambiente normativo più prevedibile e un migliore accesso ai mercati e ai finanziamenti consentirebbero al settore privato di svolgere un ruolo centrale nel fornire soluzioni di mercato, migliorare la produttività, ridurre i costi, stimolare l’innovazione tecnologica e colmare il divario finanziario”.

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Si tratta di un passaggio necessario se la Cina non vuole subire l’impatto della crisi climatica ma trasformarla il più possibile in opportunità, sostiene il rapporto. D’altronde, il gigante asiatico è uno dei più vulnerabili al climate change. Un quinto della popolazione abita e un terzo del PIL viene prodotto sulla zona costiera. In uno scenario emissivo business as usual, già nel 2030 la Cina rischia di perdere dallo 0,5 al 2,3% del suo prodotto interno lordo.

Su cosa puntare? Per la Banca Mondiale esistono alcune priorità. L’obiettivo sulla generazione rinnovabile va alzato: oggi è a 1200 GW di solare e eolico entro il 2030, dovrebbe passare a 1700 GW. In parallelo, dovrebbero crescere anche gli investimenti sull’energy storage. Anche l’elettrificazione deve accelerare, soprattutto per quanto riguarda i trasporti, sia il parco auto privato sia le flotte commerciali. E ancora: espandere gradualmente l’ETS appena lanciato, oggi solo riferito al settore energetico, anche ad altri settori energivori.

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