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Tassonomia verde all’inglese: anche per Londra gli investimenti nel gas sono sostenibili

Il segretario al Commercio Kwarteng sta preparando un provvedimento analogo alla tassonomia verde UE per stimolare nuovi investimenti negli idrocarburi del mare del Nord. La mossa è motivata anche sullo sfondo della crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina

Investimenti nel gas: anche il Regno Unito li dichiara “sostenibili”
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Kwarteng: “Gas e greggio ci serviranno ancora per decenni”

(Rinnovabili.it) – Anche il Regno Unito “blinda” il gas. Il paese che ha organizzato la COP26 promettendo di dare un taglio deciso ai combustibili fossili non vuole rinunciare agli idrocarburi del mare del Nord. E fa come l’Europa: Londra vuole etichettare come “green” gli investimenti nel gas offshore, creando una tassonomia verde in tutto e per tutto simile a quella UE.

L’opzione è sulla scrivania del segretario al Commercio, Kwasi Kwarteng. Che in queste settimane è nel mirino degli attivisti climatici, prima Extinction Rebellion poi Green New Deal Rising. Ed è proprio rispondendo (via Twitter) a una contestazione di questi ultimi che ha ribadito il suo no allo bloccare nuove trivellazioni nel mare del Nord.

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“Gridate e urlate quanto volete, ma non metterò a rischio la sicurezza energetica della Gran Bretagna chiudendo la produzione nazionale di petrolio e gas”, ha scritto sul suo profilo il segretario. “Avremo bisogno di petrolio e gas per i decenni a venire. O ci riforniamo di una quantità maggiore di quello che ci serve dal Mare del Nord, o ne importiamo di più dall’estero”.

Dando l’etichetta “sostenibile” agli investimenti nel gas, Londra vuole potenziare la produzione nazionale. La ragione è l’emergenza energetica causata dall’invasione russa dell’Ucraina. Anche se la Gran Bretagna è poco esposta: nel 2021 dalla Russia è arrivato appena il 4% del gas, il 9% del petrolio e il 27% del carbone. Per greggio e carbone, Londra ha già promesso che bloccherà ogni importazione. Niente del genere è invece previsto per il gas.

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La Gran Bretagna un anno fa ha fissato come obiettivo climatico un taglio delle emissioni di gas serra del 78% entro il 2035 rispetto ai livelli del 1990. Uno dei target più ambiziosi al mondo. Che già all’epoca aveva fatto alzare qualche sopracciglio a opposizioni e società civile, visto che nei fatti Londra non stava facendo molto per abbandonare le fossili. La scelta di espandere le trivellazioni di gas offshore, poi, contrasta con gli scenari di transizione dell’Iea, che affermano che per restare entro gli 1,5 gradi bisogna evitare qualsiasi nuovo progetto sulle fossili.