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La Cina sta cancellando davvero i suoi investimenti nel carbone all’estero?

Phase out del carbone: la Repubblica Ceca lo fissa al 2033
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Pechino ha promesso nel 2021 lo stop agli investimenti nel carbone all’estero

(Rinnovabili.it) – Lo stop agli investimenti nel carbone all’estero promesso dalla Cina a fine 2020 finora ha portato alla cancellazione di 15 centrali, pari a 12,8 GW di capacità installata. Le nuove linee guida potrebbero congelarne quasi il triplo. Ma la Belt & Road di Pechino è tutt’altro che ripulita: progetti per più di 50 GW possono ancora procedere senza ostacoli. Lo rivela un’analisi del Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA).

A dicembre 2020 il ministero dell’Ambiente cinese aveva diramato nuove linee guida che “sconsigliavano fortemente” nuovi investimenti nel carbone all’estero nell’ambito del maxi-progetto di Pechino per proiettare globalmente la sua influenza economica. L’ufficialità era poi arrivata a settembre 2021, quando il presidente Xi Jinping aveva promesso di fronte all’assemblea generale dell’ONU di interrompere ogni forma di finanziamento in questo settore fuori dal territorio nazionale.

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Ma restava dell’ambiguità: nuovi progetti sono esclusi, ma cosa succede a quelli il cui iter è già incamminato, anche se solo in fase preliminare? Secondo i calcoli del CREA, da settembre a oggi la Cina ha cancellato 15 progetti pari a 12,8 GW. Con le nuove linee guida pubblicate il mese scorso dalla Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (NDRC), potrebbero fermarsi altri 32 progetti per un totale di 37 GW. In pratica, sarebbe potenzialmente messo nel cassetto circa 1/3 di tutti gli attuali investimenti nel carbone all’estero.

Tuttavia, 19,2 GW (18 progetti) rimangono in una zona grigia dell’impegno e potrebbero ancora andare avanti”, si legge nel rapporto di CREA. Di questi, “11,2 GW sono progetti che si sono assicurati i finanziamenti e i permessi necessari ma devono ancora entrare in costruzione”, mentre “altri 8 GW sono progetti di carbone vincolato proposti legati ai complessi di nichel e acciaio della Belt & Road in Indonesia e considerati una priorità del governo”.

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