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Di nuovo in crescita gli investimenti mondiali nelle rinnovabili

Di nuovo in crescita gli investimenti mondiali nelle rinnovabili

 

(Rinnovabili.it) – Torna di nuovo a splendere il sole sul mercato dell’energia pulita. Secondo gli ultimi dati presentati da Bloomberg New Energy Finance, gli investimenti mondiali nelle tecnologie rinnovabili sono cresciuti del 16% nei primi 9 mesi del 2014, rispetto alle performance del 2013, primo dato positivo dopo due anni di declino del settore. Nel dettaglio la società di analisi mostra come gli investimenti nel terzo trimestre 2014 siano stati di 55 miliardi di dollari – in crescita del 12% su base annuale – merito soprattutto della Cina. Da sola la Repubblica Popolare è riuscita a catalizzare, nel periodo tra luglio e settembre, ben 12,2 miliardi di dollari, la maggior parte destinati a grandi progetti fotovoltaici. E’ proprio questo, infatti, il settore di punta nel green tech asiatico, le cui rinnovate attenzioni permetteranno a Pechino di aggiudicarsi entro la fine dell’anno un terzo della capacità solare installata a livello mondiale. Accanto ad un “mostro” come la Cina, si affiancano Giappone (con investimenti verdi in crescita del 17% rispetto al 2013) Canada, Francia e India.

 

Spiega Michael Liebreich, presidente del comitato consultivo della Bloomberg New Energy Finance: “E ‘incoraggiante vedere la crescita del settore, dopo due anni di down, in gran parte merito della maggiore competitività del solare, e in una certa misura anche dell’eolico. Tuttavia, non vi è spazio per l’autocompiacimento, perché investire nell’energia pulita tra i 200 e 300 miliardi di dollari l’anno non è abbastanza per poter dichiarare che il sistema energetico si stia veloce mente trasformando”, come richiesto oggi dagli scienziati climatici”. La ripartizione regionale degli investimenti mostra come l’Europa continui ad avere difficoltà. Le nuove politiche energetiche dei Ventotto stanno dando forti ripercussioni sul comparto: l’appeal finanziario è calato al minimo storico in quasi tutti i Paesi; e l’Italia è tra gli stati ad aver registrato il colpo più duro passando da un miliardo di dollari a soli 262 milioni.

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