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Basta investimenti fossili: lo chiede 1/3 della finanza mondiale al G7

Investimenti fossili: il G7 deve cambiare rotta per sempre
Foto di Rudy and Peter Skitterians da Pixabay

Tra i firmatari dello stop agli investimenti fossili oltre 450 grandi investitori

(Rinnovabili.it) – Fine degli investimenti fossili. Stop ai sussidi per le fonti di energia sporca. E obiettivi verdi e più alti per tagliare le emissioni di carbonio. Sono le tre richieste avanzate da un gruppo di oltre 450 grandi investitori al G7, che si riunisce a partire da domani in Cornovaglia. L’agenda del vertice dovrebbe dare grande spazio al tema del clima e del riscaldamento globale, con Londra che vuole preparare il terreno per una Cop26 ambiziosa il prossimo novembre. Così sul tavolo della discussione la grande finanza cala tutto il suo peso: i portafogli dei firmatari valgono qualcosa come 41.000 miliardi di dollari. In pratica, un terzo del valore totale degli asset finanziari globali.

La lettera chiede ai governi delle 7 economie più avanzate di “rafforzare significativamente” i loro piani climatici per tagliare le emissioni di gas serra. Un impegno che non deve essere rimandato, bensì dettagliato con azioni concrete da svolgere già in questo decennio. E chiedono che altrettanto dettagliati siano i piani per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050.

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Bisogna poi assicurarsi che la ripresa post pandemica sia realmente verde, scrivono i grandi investitori. E aggiungono: serve una data certa per il phase out del carbone, così come servono percorsi ben definiti per abbandonare gradualmente gli altri combustibili fossili.

“Siamo all’inizio di un decennio cruciale in cui gli investitori istituzionali e i leader di governo di tutto il mondo hanno il potere di aumentare le ambizioni e accelerare l’azione per affrontare la crisi climatica”, afferma la lettera, riportata dal Guardian. “Se non affrontiamo questa sfida e cambiamo rotta immediatamente, il mondo potrebbe riscaldare oltre 3°C in questo secolo, ben oltre l’obiettivo dell’accordo di Parigi”.

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Un dato che è convalidato da diverse analisi indipendenti tra loro e che si basa sullo scenario che tiene in considerazione le politiche attuali. Non le promesse, ma le policy davvero implementate, quindi con un effettivo impatto sul cambiamento climatico. Così come è ampiamente condiviso dalla comunità scientifica il senso di urgenza espresso nella lettera dei grandi investitori. A fine maggio, nel dossier Global Annual to Decadal Climate Update, Organizzazione meteorologica mondiale e Met Office britannico hanno rivisto le previsioni sulle temperature globali. Proprio a causa della lentezza nell’azione climatica globale, ormai c’è il 40% di probabilità che sforeremo l’accordo di Parigi nei prossimi 5 anni.

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