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Le banche voltano le spalle al clima: +40% di investimenti fossili 2019

JPMorgan è la “banca più sporca” con 268 miliardi di investimenti fossili dal 2015

(Rinnovabili.it) – JPMorgan è in cima alla lista delle 35 “banche più sporche” al mondo, avendo contribuito all’industria fossile con un investimento di 268 miliardi di dollari solo negli ultimi quattro anni. Secondo il rapporto Banking on Climate Change 2020, che ha monitorato i dati di 35 istituti finanziari privati, le più grandi banche mondiali hanno investito 2,7 mila miliardi di dollari in settori come petrolio, gas e carbone dal 2015 in poi. Tuttavia, se grazie all’accordo di Parigi gli investimenti fossili sono generalmente diminuiti, nel corso del 2019 sono aumentati di circa il 40%.

Oltre a JPMorgan, sul podio incontriamo altre tre banche statunitensi: Wells Fargo, Citibank e Bank of America. La RBC canadese ha conquistato la quinta posizione. La Barclays britannica, invece, è stata il più grande investitore europeo nel settore fossile, con 118 miliardi di dollari in idrocarburi dal 2015 oggi. Ma, secondo il rapporto, la società francese BNP Paribas ha superato tutte le altre banche europee nel 2019, con un totale di oltre 30 miliardi di dollari in investimenti fossili. Alison Kirsch, autrice principale del rapporto, ha dichiarato a Forbes: “Le banche sono i principali fattori trainanti della crisi climatica: i 2,7 mila miliardi di dollari di investimenti fossili lo dimostrano in modo lampante”.

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Rispetto agli altri istituti finanziari, JPMorgan si distingue di gran lunga come la peggiore banca al mondo nel contribuire al caos climatico. A febbraio, l’istituto aveva annunciato nuovi impegni per l’ambiente e il riscaldamento globale, estendendo i suoi sforzi per un’economia pulita e a basse emissioni. “I nuovi impegni annunciati a febbraio riflettono i nostri sforzi per aiutare a far fronte ai cambiamenti climatici e promuovere uno sviluppo più sostenibile”, ha affermato JPMorgan in una nota ufficiale, “ciò include finanziamenti a sostegno dell’azione per il clima e degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite; il sostegno a soluzioni politiche basate su un mercato volto a ridurre le emissioni di carbonio; l’espansione delle restrizioni sui finanziamenti per l’estrazione e l’energia a carbone; il divieto di finanziare progetti per lo sviluppo di nuovi impianti di petrolio e gas nell’Artico.

Tuttavia, i dati del 2019 sembrano ben lontani dal supportare queste intenzioni. Non a caso, gli esperti di energia hanno reagito al rapporto con molto interesse. Charles Donovan, direttore esecutivo del Center for Climate Finance and Investment presso l’Imperial College Business School di Londra, ha infatti dichiarato che “le cifre confermano ciò che già sappiamo: sono le grandi banche americane a sostenere petrolio e gas, con i giganti cinesi che entrano nella breccia carbone”. Inoltre, ha aggiunto che “ciò che gli investitori devono capire sono le esposizioni finanziarie nette delle banche verso questi settori, non solo le esposizioni lorde, basate su prestiti e sottoscrizioni. È qui che sono necessarie migliori informazioni: le energie rinnovabili hanno il potenziale per fornire una migliore stabilità economica rispetto ai combustibili fossili in tempi di crisi.

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