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Aumentano il fatturato e i posti di lavoro, le imprese green schiacciano la crisi

L’Italia è un Paese pronto a convertire il suo paradigma economico in un modello circolare, in grado di migliorare l’impatto ambientale e di favorire processi di inclusione sociale. In 18 mesi coinvolte oltre 700 realtà territoriali, 24 scuole e oltre 3mila studenti in tutto il Paese. Sono nati 15 poli di economia circolare

di Tommaso Tetro

Il bilancio del progetto ECCO di Legambiente sulle imprese green in Italia

(Rinnovabili.it) – Le “imprese green” sono quelle che resistono meglio alle crisi e quelle che assumono di più, come è successo nell’emergenza Covid-19. Il 16% di quelle che hanno investito in sostenibilità ha aumentato il fatturato nell’ultimo anno. Tenendo presente che la domanda di lavoro, per le competenze ‘verdi’, sfiora l’82% (quelle digitali arrivano al 93%). Anche sulla base di questi dati, l’Italia è un Paese pronto a convertire il suo paradigma economico in un modello circolare, in grado di migliorare l’impatto ambientale e di favorire processi di inclusione sociale.

Questo è il bilancio del progetto ECCO (Economia Circolari di COmunità) promosso da Legambiente e finanziato dal ministero del Lavoro: in 18 mesi sono state coinvolte oltre 700 realtà territoriali, 24 scuole e oltre 3mila studenti in tutto il Paese; obiettivo è la promozione dell’economia circolare attraverso percorsi formativi mirati per favorire sia il nuovo modello produttivo che le future forme di occupazione. L’evento finale del progetto di Legambiente è previsto il 15 giugno nel corso di una maratona digitale, con alle 18.00 una tavola rotonda insieme con i ministeri della Transizione ecologica e il ministro Andrea Orlando.

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Secondo Legambiente “il progetto ECCO ha introdotto il concetto di inclusione circolare, un connubio necessario tra le sfide ambientali e sociali, evidenziate ancora di più dalla crisi pandemica. I territori italiani che hanno preso parte al progetto si sono dimostrati capaci di realizzare concretamente percorsi inclusivi e direzionati all’economia circolare”.

Due le indagini alla base dell’iniziativa. La prima ha esaminato 64 aziende certificate come ‘circolari’ e analizzato, durante il periodo di pandemia, le strategie di investimento, la gestione delle reti di fornitura dei materiali e la sostenibilità ambientale e sociale. Il 69% di queste imprese proviene dal mondo della manifattura mentre il 31% si occupa di servizi. Le azioni di economia circolare maggiormente utilizzate dalle imprese green sono legate alla minimizzazione della produzione di rifiuti (79%), e alla riduzione dell’utilizzo delle risorse come acqua, energia e materie prime (67%). 

C’è stata anche un’attenzione all’inserimento di materie di scarto all’interno del processo produttivo, scarti che provengono sia da altri soggetti (65%), sia seppur in maniera minore, dal ciclo produttivo dell’azienda stessa (48%). Da potenziare ancora l’ambito del ciclo di vita del prodotto: solo il 30% delle imprese selezionate prevede la possibilità di riparare e riutilizzare i propri prodotti per allungarne la durabilità.

La seconda ricerca racconta della ‘resistenza’ di queste imprese di fronte alla crisi: le imprese più ecosostenibili sono anche le più resilienti, cioè sono quelle che più delle altre hanno meglio resistito alla flessione causata dalla pandemia. Il 16% delle imprese che ha effettuato investimenti per la sostenibilità, è infatti riuscito ad aumentare il proprio fatturato, una percentuale che nel caso delle imprese non green si è fermata al 9%. La quota di imprese manifatturiere il cui fatturato nel 2020 è sceso di oltre il 15% è imputabile per l’8,2% a imprese che hanno investito in sostenibilità green, mentre quasi il doppio (14,5%) si rileva tra le imprese che non hanno portato avanti eco-investimenti. 

Secondo le previsioni nel corso dei prossimi quattro anni, dal 2021 al 2024, il mercato del lavoro richiederà 1,6 milioni di lavoratori che sappiano sviluppare soluzioni e strategie ecosostenibili. In particolare, il 46% dei posti di lavoro a disposizione sarà destinato all’assunzione di figure molto specializzate (circa 744mila professionisti).

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Grazie all’iniziativa sono nati 15 ‘poli di economia circolare’ in tutta Italia: i ‘Rihub’, dove per un anno e mezzo, sono state organizzati corsi formativi su ‘green jobs’ (con oltre 600 partecipanti, di cui il 10% appartenente a categorie fragili che vanno dai disoccupati ai pazienti dei dipartimenti di salute mentale ai Neet cioè i giovani che non studiano, non lavorano e non cercano un lavoro); guardando alle diverse filiere sostenibili: dall’ecoturismo all’eco-ristorazione, dal cicloturismo all’apicoltura, dalla rigenerazione di apparecchiature informatiche alle consegne sostenibili. A conclusione del progetto ECCO è nata una ‘Guida alle professioni green’, un vademecum con 27 professioni per le quali sono richieste sempre maggiori di competenze verdi.