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Più di 50 imprese globali allineate sull’Accordo di Parigi

Dalla COP27 di Sharm eh-Sheik presentata la dichiarazione di intenti di più di 50 imprese globali, in linea per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti con l’Accordo di Parigi

(Rinnovabili.it) – Sono passati sette anni dalla COP21 e dall’Accordo di Parigi, ma il primo impegno globale per contrastare i cambiamenti climatici è ben lontano dall’essere rispettato: lo affermano anche le più di 50 imprese che oggi, nella Conferenza di Sharm el-Sheik, hanno presentato la propria dichiarazione di intenti per riportare il business sulla vita della mitigazione del climate change. 

imprese Accordo di Parigi
via depositphotos.com

L’iniziativa è stata lanciata da Corporate Knights Inc – un media indipendente che si occupa di ricerca B Corp e pubblica una rivista sull’economia sostenibile-  e il Global 100 Council – che ogni anno pubblica la classifica sulle 100 imprese sostenibili presentata nel World Economic Forum di Davos – e raccoglie le adesioni di più di 50 grandi imprese globali, da Unilever, al Gruppo Ingka (IKEA), Commerzbank, Tech Mahindra e Enel. 

 “Stiamo attivando una considerevole alleanza di imprese che vogliono una politica più ambiziosa e un’azione più rapida sul clima”, ha spiegato Toby Heaps, CEO e co-fondatore di Corporate Knights – “Unendo le forze, possiamo mostrare ai governi di tutto il mondo che hanno il sostegno del settore privato e delle sue principali associazioni professionali”.

50 grandi imprese per l’attuazione dell’Accordo di Parigi

Obiettivo della dichiarazione di intenti è sostenere un’azione climatica dei governi che si impegni ad attuare l’Accordo di Parigi lavorando insieme alle imprese e alle principali associazioni di categoria e monitorare gli effetti dell’allineamento. 

Le aziende firmatarie sono grandi nomi globali della galassia del business globale che rappresentano un fatturato complessivo annuo di 900 miliardi di dollari: l’1% del PIL mondiale. 

Provengono da tutti i paesi G7 a eccezione del Giappone e dalle tre grandi economia emergenti di Cina, India e Brasile, e dai diversi settori economici, dal minerario alla finanza, dalla sanità al tech: tutti dentro, a eccezione di chi si occupa di gas e petrolio. 

La loro intenzione è adottare un approccio globale volto a risolvere il gap tra il dire e il fare quando si parla di riduzione delle emissioni, dotandosi di obiettivi attuabili e determinati. 

Tutti gli indicatori a nostra disposizione – dicono le imprese – ci mostrano un percorso di riscaldamento che starà tra i 2,1° e i 2,5°: traguardo assolutamente insufficiente per attuare l’Accordo di Parigi e gli impegni espressi lo scorso anno durante la COP26 di Glasgow. 

Occorre dunque adottare strategie più ambiziose, che superino gli effetti delle azioni di lobbying di alcune potenti associazioni industriali che hanno rallentato il percorso. 

“La pressione sull’intero settore aziendale per sostenere pienamente i governi a livello globale negli sforzi per elaborare e attuare una politica climatica significativa è in crescita – da parte degli investitori, media, società civile e, sempre più, da parti del settore aziendale che vogliono e hanno bisogno di politiche governative per realizzare i loro piani di transizione climatica”, spiega Dylan Tanner, direttore esecutivo di InfluenceMap, partner di data intelligence dell’iniziativa. “I firmatari iniziali della dichiarazione d’azione sull’impegno per la politica climatica rappresentano i leader delle politiche climatiche e una forza estremamente importante. È chiaro che altri si uniranno quando questa tendenza diventerà mainstream”.

Un’alleanza necessaria tra pubblico e privato

I firmatari promuoveranno un’alleanza tra pubblico e privato che spinga le imprese a fare di più per la realizzazione degli obiettivi dell’Accordo di Parigi: entro la fine del 2023 tutte le grandi aziende che hanno sottoscritto la dichiarazione si impegneranno a divulgare le attività da mettere in campo per farlo materialmente, ciascuno con metodi di monitoraggio e divulgazione propri, così che possa anche darsi un meccanismo di scambio e apprendimento reciproco di buone pratiche. 

Catherine McKenna, presidente del Gruppo di esperti di alto livello delle Nazioni Unite sugli impegni relativi alle emissioni di NetZero delle entità non statali (ed ex ministro canadese di

ambiente e cambiamenti climatici e ministro delle infrastrutture e delle comunità) ha commentato: “I cambiamenti climatici sono in definitiva un problema globale – un problema di tutti, non solo una sfida da risolvere per i governi. C’è una reale opportunità e necessità per i governi di promuovere una politica climatica ambiziosa sia a livello nazionale che internazionale, ma le grandi associazioni del commercio e dell’industria, che sono una forza dominante, devono essere costruttive e orientate a trovare soluzioni, non facendo resistenza resistenza, e le imprese hanno bisogno di condurle a questo”.