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“Fuori i dati sull’impatto ambientale”: la richiesta della finanza a 10mila aziende

impatto amabientale delle aziende
via Pixabay

Si conosce ancora troppo poco dell’impatto ambientale delle aziende

(Rinnovabili.it) – È arrivato il momento di conoscere l’impatto ambientale delle aziende. E le singole politiche societarie su cambiamento climatico, tutela della natura e sicurezza idrica. Stavolta la richiesta arriva direttamente dagli investitori. Ben 680 istituzioni finanziarie stanno facendo pressione su quasi 10.400 società nel mondo affinché forniscano i loro dati alla piattaforma di divulgazione no-profit CDP. Parliamo di grandi nomi come Allianz, Amundi, AXA, BNP Paribas; un nutrito gruppo che nel complesso gestisce asset per un valore totale di 130.000 miliardi di dollari.

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Oggi gestori patrimoniali, banche e compagnie assicurative sono sempre più in apprensione per le questioni climatico-ambientali e i loro impatti sul profitto. Una preoccupazione che di anno in anno ha aiutato ad aumentare la trasparenza nella divulgazione aziendale. Tuttavia non esistono ancora dati sufficienti sull’impatto ambientale di moltissime grandi società. Quasi 4.000 compagnie, tra cui Berkshire Hathaway, Chevron, Exxon Mobil e Glencore hanno fatto orecchie di mercante ai primi appelli della finanza.

Per alcuni di loro la pressione dovrebbe aumentare quest’anno, a seguito di una serie di requisiti obbligatori di disclosure ambientale in arrivo nell’UE, Giappone, Nuova Zelanda e India. Senza dimenticare la regolamentazione TCFD che entrerà in vigore nel Regno Unito a partire da aprile. Ma anche lì dove non esiste un obbligo, voltare gli occhi alle richieste degli investitori non appare saggio. Non solo. I dati CDP mostrano come le aziende che pubblicano informazioni sul proprio impatto in modo coerente e su base annuale possano proteggere e migliorare la propria reputazione e aumentare il proprio vantaggio competitivo. Scoprendo nel contempo rischi e opportunità, monitorando e confrontando i progressi, e ottenendo l’accesso a costi di capitale inferiori. 

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“Da quando abbiamo inviato la nostra prima richiesta di divulgazione alle aziende due decenni fa, – spiega Paul Simpson, CEO di CDP – abbiamo  svolto un ruolo fondamentale nel trasformare la rendicontazione ambientale da una questione secondaria e di nicchia ad una in cima all’ordine del giorno dei consigli di amministrazione. Sebbene molte aziende stiano divulgando, fissando obiettivi e intraprendendo azioni attraverso le proprie operazioni commerciali e catene del valore, una parte sorprendentemente ampia del mercato deve ancora compiere il primo passo fondamentale della disclosure. Queste aziende stanno diventando sempre più lontane dalla realtà, dagli investitori e dall’opinione pubblica, non solo a causa del bastone normativo in avvicinamento, ma anche perché i benefici della trasparenza sono tanti e comprovati. Ci auguriamo che questa richiesta, sostenuta da un gruppo così influente di istituzioni finanziarie in tutto il mondo, comporti nuove azioni e trasparenza in futuro”.

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