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Il 1° stress test climatico sui fondi pensione europei non è andato bene

Stress test climatico: la BCE lancia l’allarme
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Durante lo stress test climatico, i 187 fondi hanno bruciato più di 250 mld euro

(Rinnovabili.it) – I fondi pensione europei rischiano di bruciare più di 250 miliardi di euro, quasi il 13% del loro valore, perché sono troppo esposti all’impatto del climate change. È il risultato poco confortante del primo stress test climatico per questi fondi d’investimento condotto dall’Eiopa, l’Autorità europea che monitora assicurazioni e pensioni.

I risultati dello stress test climatico

A pesare sulla performance dei 187 fondi pensione pan-europei (IORP) sondati, che gestiscono complessivamente quasi 2.000 miliardi di euro, sono soprattutto gli investimenti nei combustibili fossili. In media, ciascun fondo aveva circa il 6% dei suoi investimenti azionari e il 10% di quelli obbligazionari “in settori ad alta intensità di carbonio come l’industria mineraria, l’elettricità e il gas e i trasporti terrestri”, sottolinea una nota dell’Eoipa. Per i quali lo scenario usato nello stress test climatico “prevedeva forti svalutazioni tra il 20% e il 38%”.

Scenario che non è inverosimile ed è, anzi, mutuato da quelli già impiegati negli ultimi anni dalla Banca Centrale Europea (BCE) per verificare la capacità di tenuta del sistema bancario europeo agli scossoni della transizione energetica e all’impatto della crisi climatica. Consiste, infatti, in una transizione improvvisa e disordinata verso la neutralità climatica dovuta a un’azione politica ritardata, che si traduce in un forte aumento dei prezzi del carbonio. Questo brusco aumento del prezzo del carbonio innesca effetti di rischio di transizione per l’intera economia”. Non molto distante da cosa sta accadendo in questi anni.

Bicchiere mezzo vuoto

Migliore il risultato sul fronte delle passività. “Se si considerano sia gli asset che le passività, l’impatto sui coefficienti di finanziamento appare gestibile, il che è di per sé rassicurante”, ha dichiarato la presidente dell’Eiopa Petra Hielkema. “Tuttavia, le pesanti perdite sul fronte delle attività evidenziano chiaramente la vulnerabilità del settore ai rischi climatici, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti in industrie ad alta intensità di carbonio”.

Tanto più che nello scenario di quest’anno, i buoni risultati lato passività hanno compensato quasi integralmente il crollo degli asset, “ma questo potrebbe non essere il caso in tutti gli scenari”, avverte Hielkema: “È importante riflettere su questo aspetto e prendere in considerazione la possibilità di testare scenari diversi in esercizi futuri, perché potrebbero darci una visione ancora migliore dei rischi ambientali sostenuti dagli IORP”.

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