L’Europarlamento approva gli emendamenti alla proposta della Commissione. Introdotta per la prima volta una definizione di mobility poverty che si affianca a quella di povertà energetica. E più attenzione alle differenze tra contesto urbano e rurale
Il Fondo sociale per il clima ammortizza l’impatto dei nuovi ETS
(Rinnovabili.it) – Non solo la povertà energetica ma anche la “povertà dei trasporti” (mobility poverty). E un occhio di riguardo per chi vive nelle isole e nelle aree più svantaggiate. Sono le due grandi novità che l’Europarlamento vuole inserire nel Fondo sociale per il clima, lo strumento europeo che affianca la riforma del mercato del carbonio e la sua futura espansione a edifici e trasporti.
Mentre l’esecutivo europeo presentava il piano Repower EU, che alza l’ambizione climatica rispetto al pacchetto Fit for 55 e quindi anche l’impatto sui cittadini e sulle imprese, ieri le commissioni Ambiente e Affari sociali di Strasburgo hanno licenziato la proposta della Commissione con emendamenti a larga maggioranza, con 107 voti a favore, 16 no e 15 astenuti. L’aspetto più interessante riguarda la definizione di povertà dei trasporti, introdotta per la prima volta. Si riferisce a famiglie che hanno costi di trasporto elevati o un accesso limitato a modi di trasporto pubblici o alternativi a prezzi accessibili, necessari per soddisfare esigenze socioeconomiche essenziali. Ma cosa prevede nel dettaglio il nuovo Fondo sociale per il clima?
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Una prima serie di misure consiste in un supporto diretto al reddito attraverso la riduzione delle tasse e degli oneri in bolletta e sui carburanti. in questo modo, gli europarlamentari provano ad affrontare anche il tema dei trasporti stradali e dei costi del riscaldamento. Chi potrà accedere a queste misure? La platea di beneficiari sarà decisa a livello di singolo Stato membro attraverso un “Piano sociale per il clima” nazionale da sottoporre a Bruxelles dopo una fase di consultazione con le autorità locali e regionali, le parti sociali e le organizzazioni della società civile.
Queste misure non saranno a pioggia, ma copriranno al massimo il 40% dei costi totali stimati in ciascuno dei piani nazionali per il periodo 2024-2027. Tali sussidi saranno poi gradualmente ritirati fino ad arrivare a uno stop totale nel 2032. Un’altra serie di misure – incentivi fiscali, voucher, sussidi o prestiti a interessi zero – coprirà gli investimenti nelle ristrutturazioni degli edifici, nella diffusione di energie rinnovabili, e nella promozione del trasporto pubblico, del carpooling, del car sharing, e delle biciclette.
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“La transizione energetica non deve diventare una transizione per “pochi fortunati”. Per questo abbiamo fatto in modo che il denaro del fondo raggiunga effettivamente le persone che hanno più bisogno di sostegno nella transizione. Le misure comprendono, ad esempio, voucher per le persone vulnerabili per isolare le loro case e lo sviluppo di un mercato di auto elettriche di seconda mano”, spiega la co-relatrice, l’olandese del Ppe Esther De Lange.