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Le banche aumentano i finanziamenti fossili: nel 2023 oltre 700 miliardi

Finanziamenti fossili: nel 2023 le banche hanno elargito più di 700 mld $
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Quasi metà dei finanziamenti fossili l’anno scorso era destinato all’espansione di giacimenti oil&gas

Dall’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi a oggi, le 60 maggiori banche al mondo hanno assicurato 6.900 miliardi di dollari in investimenti alle aziende fossili. Solo l’anno scorso, i finanziamenti fossili hanno superato quota 700 miliardi di dollari. Di questi, quasi metà (347 mld) hanno foraggiato compagnie che stanno espandendo i loro asset in carbone, gas e petrolio (sono 3.300 mld complessivi dal 2016). Un volume di denaro totalmente incompatibile con l’obiettivo di mantenere la temperatura globale sotto la soglia di +1,5°C rispetto all’era pre-industriale. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, per rispettare Parigi bisogna interrompere immediatamente qualsiasi nuovo progetto di esplorazione ed estrazione.

“La scienza dimostra che oltre la metà dei combustibili fossili nei giacimenti e nelle miniere esistenti deve rimanere nel sottosuolo per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C”, sottolinea David Tong di Oil Change International, uno dei coautori dell’edizione 2024 del rapporto Banking on Climate Chaos rilasciato oggi e prodotto da 589 ong ambientaliste da 69 paesi diversi. “Investendo l’incredibile cifra di 708 miliardi di dollari nel finanziamento dei combustibili fossili nel solo 2023, le banche più grandi del mondo finanziano il caos climatico con cui le società di combustibili fossili distruggono le comunità di tutto il mondo. Dal fracking alle trivellazioni offshore, le banche stanno accelerando la distruzione del nostro pianeta”, aggiunge Tong.

Policy più deboli sui finanziamenti fossili

L’aspetto più preoccupante che emerge dal rapporto è l’indebolimento delle policy degli istituti bancari sugli investimenti fossili. Sono pochi i soggetti che hanno adottato nuove politiche di esclusione degli investimenti fossili nel 2023. Alcuni istituti europei e australiani hanno tirato il freno anche sui nuovi progetti relativi a idrocarburi convenzionali. Ma questi passi in avanti sono “eclissati” da una tendenza, più generale, a rilassare i criteri per gli investimenti.

Il caso più eclatante è quello di JP Morgan Chase. La banca statunitense è stato il maggior finanziatore delle compagnie fossili nel 2023 con oltre 40 mld $. E ha cambiato i criteri per la sua rendicontazione. Invece dell’obiettivo di riduzione dell’intensità di carbonio nelle emissioni finanziate per il settore oil&gas (che era fissato a un timido -15%), adesso la banca lo applica all’intero ‘mix energetico’ che finanzia. Fa valere ai fini di questo -15% anche gli investimenti in aziende rinnovabili, ad esempio. E così può continuare a finanziare petrolio e gas senza dover ridurre i volumi come previsto.

Ma non è l’unico caso. Bank of America, ad esempio, ha cancellato le sue politiche di esclusione per gli investimenti diretti nell’estrazione di idrocarburi nell’Artico e di carbone, e quelle sul finanziamento a centrali a carbone.

Ritardi strutturali

Pratiche di questo tipo non fanno che ritardare il picco di petrolio e gas, esponendo gli asset finanziati al forte rischio di finire fuori mercato prima di aver generato un ritorno d’investimento. Prendendo solo i finanziamenti fossili concessi nel 2023, più del 15% maturerà dopo il 2030 e quasi il 4% dopo il 2050. “I finanziamenti per l’estrazione di combustibili fossili o per le infrastrutture in scadenza dopo il 2030 corrono il rischio di rimanere incagliati. I finanziamenti che maturano dopo il 2050 sollevano seri interrogativi sugli impegni climatici degli emittenti e delle banche”, spiega il rapporto.

A crescere sono soprattutto gli investimenti nelle compagnie con progetti nella capacità import-export di metano, passati da 116 a 121 mld $ in un anno. Il segmento midstream di questo settore è diventato il più attrattivo per i finanziamenti fossili, scavalcando la produzione di gas e petrolio.

Europa ancora protagonista

Anche se ben dietro agli omologhi statunitensi e asiatici, che si piazzano ai primi posti in classifica, anche le banche europee hanno continuato a elargire investimenti fossili ai ritmi degli anni scorsi. Dal 2016 a oggi, in tutto, gli istituti del vecchio continente hanno garantito 1.900 mld $ all’industria fossile, il 27,5% del totale. Nel solo 2023, la quota garantita da questi istituti batteva ancora intorno al 26%.

Tra i maggiori finanziatori di compagnie fossili in Europa nel 2023 figurano Barclays con 24,2 mld, Santander con 14,5 mld e Deutsche Bank con 13,4 mld. Se si escludono gli istituti britannici, dal 2016 a oggi la peggiore per volumi garantiti è UBS. Dove finiscono questi investimenti? Soprattutto nell’espansione di progetti di estrazione di gas metano. Rispetto ai 5 mld $ garantiti nel 2022, l’anno scorso le banche europee hanno iniettato 36,5 mld $ nel settore, un aumento del 700%.

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