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Finanza verde: la BCE continua ad aiutare i grandi inquinatori

Finanza verde: la BCE continua ad aiutare i grandi inquinatori
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Il Quantitative easing è finora poco sensibile alla finanza verde

(Rinnovabili.it) – Anche in tempi di Green Deal la Banca centrale europea (BCE) continua a stringere la mano ai grandi inquinatori. Con una politica, anche quella del Quantitative Easing (QE), che si dimostra poco sensibile alla finanza verde. E contraddice gli impegni di Stati e UE in materia di clima. E’ quello che emerge da uno studio dettagliato pubblicato oggi da New Economics Foundation (NEF), dalle università britanniche SOAS di Londra, West of England e di Greenwich e da Greenpeace Central and Eastern Europe.

I dati sono piuttosto impietosi. Più della metà dei 241,6 miliardi di euro di obbligazioni societarie detenute dalla BCE a fine di luglio 2020 sono state emesse da imprese ad alta intensità di carbonio. Numeri che mostrano quanto il capitolo a favore delle aziende del QE sia sbilanciato. E tutto verso le imprese dei settori industriali e produttivi che contribuiscono di più ad aggravare la crisi climatica.

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Il rapporto legge in controluce questi dati e va all’attacco della presunta neutralità del mercato. Un approccio rivendicato a più riprese dal board della BCE e dalla presidente Christine Lagarde. La stessa Lagarde, peraltro, aveva riconosciuto lo scorso luglio che era necessario trovare i modi più opportuni per aumentare la quota di finanza verde tra le operazioni della Banca. Senza passi avanti, per il momento.

Questa “neutralità” anzi favorisce in modo sproporzionato i settori a più alta intensità di carbonio. E questo rappresenta una barriera importante verso l’obiettivo di decarbonizzare le economie dell’area euro. “E’ ora di smettere di nascondersi dietro la cosiddetta “market neutrality” e iniziare a tenere conto dell’impatto delle nostre scelte sugli altri e sul Pianeta“, commenta Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace International. “La Banca Centrale Europea deve respingere le obbligazioni delle aziende che stanno distruggendo il clima, soprattutto in considerazione della loro minore importanza in termini di occupazione e di valore economico per i cittadini europei”.

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