Tutti bocciati: nessuna banca centrale è davvero allineata a Parigi. E se ha fatto qualche progresso è solo nell’ambito della trasparenza, non sui punti sostanziali
Il dossier di Oil Change International sulla finanza sporca analizza 12 tra i maggiori istituti nazionali
(Rinnovabili.it) – Con una mano firmano documenti in cui promettono di prendere sul serio la crisi climatica. Con l’altra continuano a spianare la strada alla finanza sporca. Stiamo parlando delle 12 banche centrali più influenti al mondo, buona parte delle quali ha predisposto piani anche dettagliati per accelerare sulla finanza verde e sui green bond.
I flussi finanziari in questione non sono un ruscelletto ma un torrente in piena: almeno 3.800 miliardi di dollari tra il 2016 e il 2020. Una montagna di denaro che equivale più o meno all’importo del mega-pacchetto sulle infrastrutture preparato da Biden e appena approvato dal Congresso: un investimento con cui il presidente USA promette di riuscire a tagliare qualcosa come il 45% delle emissioni nazionali (rispetto ai livelli del 2005) entro il 2030.
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Lo calcola Oil Change International nel dossier Unused Tools: How Central Banks Are Fueling the Climate Crisis. Che boccia tutti i 12 istituti passati in rassegna, tra cui la Bce, la Fed, la Banca d’Italia e gli istituti di Cina, UK, Canda, Francia, Germania, India, Giappone, Russia e Svizzera. Nessuno è realmente allineato con gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima. Nonostante le nuove politiche climatiche adottate. Perché questo ritardo?
Le banche centrali si sono rimboccate le maniche, concede il rapporto. Ma per lo più in direzioni che non incidono realmente sul contrasto al cambiamento climatico. “Con poche eccezioni isolate – come le decisioni delle banche centrali francesi e svizzere di escludere parzialmente il carbone dai loro portafogli di attività – l’attività delle banche centrali sull’inquinamento da carbonio e la crisi climatica è stata limitata principalmente a misure per aumentare la trasparenza del mercato finanziario”.
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L’analisi di Oil Change International ha toccato tre funzioni chiave delle banche centrali: gestione patrimoniale; regole e supporto alle banche commerciali per il finanziamento dei combustibili fossili; e le policy e la ricerca che potrebbero orientare il processo decisionale in futuro. Considerando tutti questi criteri, il dossier assegna pessimi voti a tutti e su quasi tutti i fronti. E nota che nessuno ha colto l’occasione presentata dalla pandemia – e dai piani di ripresa – per tagliare la finanza sporca.