La COP27 deve fare di più sul fronte della finanza climatica
(Rinnovabili.it) – Solo 29 mld $, poco più di 1/3 del totale. È la quota di finanza per il clima destinata nel 2020 a livello globale alle misure di adattamento, fondamentali per aumentare la capacità di tenuta dei paesi più vulnerabili di fronte a una crisi climatica che sta correndo a passo accelerato. Poco, pochissimo rispetto a quello che servirà entro fine decennio: tra i 160 e i 340 mld $, calcola l’Agenzia Onu per la protezione ambientale (Unep).
Una situazione che mette a rischio la capacità di buona parte del pianeta di fronteggiare l’impatto del cambiamento climatico. E anche se c’è un aumento costante – rispetto al 2019 è del 4% – la finanza per il clima cresce ancora “troppo poco, troppo lentamente”, come recita il titolo del nuovo Adaptation Gap report dell’Unep rilasciato a due giorni dall’inizio della COP27 sul clima di Sharm el-Sheikh.
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Eppure i passi avanti ci sono. Più di 8 paesi su 10 (l’84% dei partner Unfccc) oggi hanno predisposto dei piani e degli strumenti di adattamento al climate change. Quelli già esistenti sono migliorati e sono più inclusivi dei gruppi più vulnerabili. Un terzo dei paesi ha fissato degli obiettivi quantificabili e con una tabella di marcia precisa.
Ma la finanza per il clima che deve viaggiare dai paesi più ricchi a quelli vulnerabili non tiene il passo della preparazione a livello paese. Il gap di finanziamento per le misure di adattamento resta largo: le risorse sono 5-10 volte meno di quanto servirebbe.
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“Tenendo conto dell’inflazione, i costi/bisogni annuali di adattamento stimati sono compresi tra 160 e 340 miliardi di dollari entro il 2030 e tra 315 e 565 miliardi di dollari entro il 2050”, si legge nel rapporto. “Questo intervallo è in linea con i nuovi risultati che stimano un fabbisogno finanziario di 71 miliardi di dollari all’anno da qui al 2030, sulla base dei contributi nazionali determinati (NDC) e dei piani nazionali di adattamento (NAP) di 76 Paesi in via di sviluppo”.