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L’abbraccio infinito tra G20 e finanza fossile

Negli ultimi 3 anni, in media le 20 economie più avanzate al mondo hanno destinato 55 mld $ a carbone, petrolio e soprattutto gas contro i 29 per le rinnovabili. La curva degli investimenti in energia pulita resta piatta rispetto al triennio precedente nonostante quella delle fossili cali. Male l’Italia: ogni 10 euro investiti, 9 sono in fossili

Finanza fossile: nell’area G20 è ancora il doppio di quella per le fer
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L’Italia è al 6° posto per finanza fossile, davanti persino a Arabia Saudita e Russia

(Rinnovabili.it) – Parlano di rinnovabili ma aprono il portafogli due volte più spesso per carbone, petrolio e gas. I paesi del G20 non mollano la presa sulla finanza fossile, imitati dalle principali banche per lo sviluppo. Tra il 2019 e il 2021, questi attori hanno destinato in media 55 mld $ l’anno alle fossili ma solo la metà (29 mld $) per l’energia pulita. Dati contro cui si infrangono le promesse di interrompere del tutto i finanziamenti diretti alle fossili entro la fine del 2022 che erano state avanzate durante la COP26 di Glasgow un anno esatto fa.

Il trend della finanza fossile sta migliorando ma il problema è che la curva degli investimenti nelle rinnovabili resta piatta, spiega un rapporto di Oil Change International e del ramo USA di Friends of the Earth, a cui hanno collaborato decine di ONG globali tra cui Legambiente. Tra 2016 e 2018, infatti, la finanza fossile toccava in media gli 86 mld $ l’anno, mentre quella destinata alle rinnovabili si fermava a 27 mld $. In pratica, lo stesso livello di investimenti in eolico e solare registrato nei 3 anni successivi. In più, il rallentamento nelle fossili è dovuto soprattutto all’implementazione della nuova politica della BEI. Ma i dati di inizio 2022 indicano che la tendenza al calo potrebbe arrestarsi.

Finanza fossile a tutto gas

Lo scoglio principale resta il gas. Considerato ancora energia di transizione per eccellenza, confermano i dati del rapporto At a crossroads: assessing G20 and MDB international energy finance ahead of stop funding fossil pledge deadline. “Il 53% dei finanziamenti pubblici internazionali noti per i combustibili fossili è andato a progetti di gas fossile tra il 2019 e il 2021”, sottolineano gli autori, notando che “questi 30 miliardi di dollari all’anno sono superiori a quelli ricevuti da qualsiasi altro tipo di energia tra il 2019 e il 2021 e a tutti i finanziamenti per l’energia pulita”.

Tra i soggetti messi all’indice per la peggior performance ci sono le agenzie di credito all’esportazione, come l’italiana SACE. Forniscono infatti 7 volte più denaro alle fossili che alle rinnovabili: 34 mld $ l’anno contro 4,7 mld $. Un altro dato interessante che emerge dal rapporto è la destinazione geografica degli investimenti. In pratica, la finanza viaggia dai paesi più ricchi ad altri paesi con economie avanzate. Tra i 15 maggior destinatari di finanza fossile, l’unico paese a basso reddito è il Mozambico. La stessa dinamica vale per gli investimenti in rinnovabili.

L’Italia è il 6° peggior finanziatore delle fossili

A guidare la classifica dei paesi con il peggior curriculum sulla finanza fossile restano, nell’ordine, Giappone (10,6 mld $), Canada (8,5), Corea (7,3) e Cina (6,7). All’estremo opposto, chi investe di più in rinnovabili sono Francia (2,8 mld $), Brasile (2,5) e Germania (2,3). Male l’Italia, che tra il 2019 e il 2021 ha fornito 2,8 miliardi di dollari all’anno in finanza pubblica per i combustibili fossili. Più di Arabia Saudita e Russia, i due pesi massimi del cartello dei paesi esportatori di petrolio Opec+. Soprattutto, è quasi il 90% di tutti gli investimenti energetici, visto che per le rinnovabili sono stati stanziati appena 112 mln $. Altro neo per il Belpaese: è tra i pochi grandi firmatari della promessa di fermare la finanza fossile entro quest’anno, siglata alla COP26 di Glasgow, che non si è dotata di una politica ad hoc.