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Boom della finanza climatica nel 2022: raggiunto target 100 mld l’anno

L’OCSE annuncia ufficialmente che i paesi più ricchi hanno raggiunto l’obiettivo stabilito nel 2009 di mobilitare almeno 100 miliardi di dollari l’anno fino al 2025 per misure di mitigazione e adattamento a favore dei paesi più vulnerabili. Target centrato con 2 anni di ritardo. Ma analizzando i flussi finanziari, emerge che parte delle risorse non sono “nuove e aggiuntive”, come richiesto dagli accordi, bensì sono fondi per gli aiuti allo sviluppo “dirottati” sulla finanza climatica

Finanza climatica: ufficiale, raggiunto obiettivo 100 mld l’anno
Foto di Omid Armin su Unsplash

La Cop29 di novembre dovrà decidere il quadro per la finanza climatica post 2025

I paesi sviluppati hanno superato per la 1° volta la soglia di 100 miliardi di dollari l’anno in finanza climatica nel 2022. Due anni dopo il termine ultimo stabilito nel 2009. Ma realizzando l’aumento più corposo di sempre. Il totale mobilitato due anni fa è arrivato a 115,9 mld $, un aumento di oltre il 30% (più di 26 mld $) sul 2021.

Lo ha reso noto l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che monitora i flussi della finanza climatica globale dal 2013. Durante la Cop15 di Copenhagen, nel 2009, era stato deciso che le economie avanzate avrebbero messo a disposizione 100 mld $ l’anno, entro il 2020 e fino al 2025, per sostenere misure di mitigazione e adattamento alla crisi climatica nei paesi più vulnerabili.

Il volume di risorse è rimasto sotto questa soglia complice lo scoppio della pandemia e, soprattutto, l’inerzia dei paesi più ricchi. E il tema è diventato una pietra d’inciampo nei negoziati sul clima già nel 2021. La finanza climatica è un tassello fondamentale della transizione globale e del raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi e risponde a un principio di giustizia climatica per cui i maggiori responsabili dell’aumento delle temperature globali, che in larga parte corrispondono ai paesi che oggi hanno le economie più solide, devono mettere sul piatto più risorse.

Flussi opachi per la finanza climatica

Che l’obiettivo dei 100 mld $ l’anno sia stato effettivamente raggiunto, però, non è opinione condivisa da tutti. L’accordo prevede che le risorse da mobilitare siano “nuove e aggiuntive”. Ma è complicato ricostruire i mille rivoli con cui vengono raccolti i fondi per la finanza climatica. Secondo un’analisi del Center for Global Development (CGD), i paesi più ricchi avrebbero fatto almeno in parte il gioco delle tre carte. Cambiando solo l’etichetta di alcuni fondi, ma senza aggiungere davvero risorse.

Per il CGD, almeno il 25% della finanza “aggiuntiva” mobilitata nel 2022 – cioè 6,5 mld $ – non sarebbero risorse nuove, ma vecchi fondi destinati in origine agli aiuti allo sviluppo ora “mascherati” da finanza climatica. E più o meno la stessa percentuale sarebbe stata semplicemente dirottata quando si considerano tutte le “aggiunte” deli ultimi anni. Con il risultato che alcuni paesi hanno potuto rispettare formalmente gli impegni in fatto di finanza climatica, ma il loro budget destinato ai paesi in via di sviluppo si è ridotto in termini assoluti. C’è poi un altro problema – sottolineato anche dall’OCSE – che riguarda la forma con cui queste risorse vengono messe a disposizione: nel 69% dei casi, si tratta di prestiti. Che vanno ad aggravare i bilanci statali, stringendo ancora di più i paesi destinatari nella morsa del debito.

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