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Cosa deciderà il Leaders Summit di Biden sulla finanza climatica

Il presidente americano e l’inviato speciale dell’ONU per il clima Mack Carney lanciano il GFANZ, Glasgow Financial Alliance for Net Zero. L’obiettivo è dare uno standard comune agli obiettivi di finanza sostenibile di aziende, banche e grandi investitori

Finanza climatica: Biden si gioca tutto al Leaders Summit
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La finanza climatica al centro del vertice internazionale del 22 e 23 aprile

(Rinnovabili.it) – Cestinate ogni iniziativa individuale: la finanza climatica da domani passa dal GFANZ. L’acronimo non è dei più felici ma appena sciolto spiega chiaramente l’obiettivo: Glasgow Financial Alliance for Net Zero. In pratica una nuova iniziativa che guarda alla COP26 di novembre prossimo, ha come orizzonte la neutralità climatica e vuole rimettere ordine nella babele di annunci e dichiarazioni che si sono accavallate in questi mesi da parte di decine e decine di aziende, banche e investitori. Il GFANZ porta la firma di Joe Biden e del nuovo inviato per il clima delle Nazioni Unite, Mack Carney, e sarà presentato ufficialmente domani in occasione del Leaders Summit sul clima voluto dal presidente americano.

“Questa è la svolta nell’integrazione della finanza climatica di cui il mondo ha bisogno”, ha detto Carney in una dichiarazione. “Fondamentalmente, il GFANZ fungerà da forum strategico per garantire che il sistema finanziario lavori insieme per ampliare, approfondire e accelerare la transizione verso un’economia net- zero”.

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Il GFANZ vuole diventare un punto di riferimento e dare uno standard comune alle diverse iniziative. Pochi paletti, ma chiari. Chi aderisce alla piattaforma deve stendere un piano sul clima che sia in linea con la campagna ONU Race to Zero. Quindi deve avere degli obiettivi e una tempistica basati sulla scienza, deve coprire tutti i tipi di emissioni di gas serra e non soltanto la CO2, deve avere dei target intermedi al 2030 e il soggetto proponente si deve impegnare a garantire la massima trasparenza nel processo di rendicontazione.

Secondo Kerry l’impegno di aziende, banche e altri grandi investitori “in termini di capitale e di beni, così come l’adesione a standard elevati e rendicontazione, accelererà la transizione a questa nuova economia, creerà un numero enorme di nuovi posti di lavoro e aumenterà la nostra capacità collettiva di affrontare la crisi climatica”.

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La finanza climatica sarà uno dei due grandi temi al centro del Leaders Summit sul clima che si terrà il 22 e 23 aprile. L’altro capitolo è quello dell’aggiornamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030. Biden prova a tirare la volata alla COP26 di Glasgow e a spronare i maggiori inquinatori mondiali ad alzare la loro ambizione climatica. Con gli alleati più stretti non dovrebbe avere problemi, mentre è più incerta la posizione di paesi come Cina, Russia, Brasile e India.

Gli occhi sono puntati soprattutto su cosa faranno gli Stati Uniti, con Biden che deve chiudere definitivamente l’era Trump e riportare il paese al centro dell’azione climatica globale. Secondo indiscrezioni, domani il presidente annuncerà un taglio del 50% delle emissioni di gas serra entro la fine del decennio. Si tratta però di un valore riferito ai livelli del 2005. Se calibrato sui livelli del 1990 la riduzione è di circa il 41%. L’UE ha votato stanotte la legge sul clima in cui viene reso ufficiale l’obiettivo di tagliare le emissioni del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Anche nel caso di Bruxelles i numeri non dicono tutto: il taglio infatti è ‘netto’, quindi si attesta in realtà a un più basso 52,8%.