Rinnovabili • finanza climatica Rinnovabili • finanza climatica

Il G7 balbetta sulla finanza climatica. In attesa di diventare un “Club per il Clima”

Nessun progresso significativo è stato fatto dalla COP26 di novembre 2021, quando si era riusciti a salire da 80 a 95 mld l’anno mobilitati. Poca l’ambizione, in attesa del summit principale di giugno quando la presidenza tedesca dovrebbe trasformare il G7 in un club di paesi che cooperano contro la crisi climatica

finanza climatica
via depositphotos.com

Ancora ritardi sulla finanza climatica

(Rinnovabili.it) – La promessa delle economie avanzate di raccogliere 100 miliardi di dollari l’anno per la finanza climatica entro il 2020 sarà mantenuta solo nel 2023, non quest’anno. Ennesimo rimando su un tema, quello degli aiuti finanziari ai paesi più colpiti dal climate change, che è una delle principali spine nel fianco dell’azione climatica globale.

Lo si apprende dalla bozza di comunicato finale del summit dei ministri delle finanze del G7 che termina oggi. Le sue conclusioni saranno poi approvate dai capi di stato e di governo il 26-28 giugno a Schloss Elmau nelle alpi bavaresi.

Leggi anche COP26 di Glasgow, che batosta sulla finanza climatica

“Siamo fortemente impegnati a raggiungere l’obiettivo collettivo di mobilitazione dei finanziamenti per il clima di 100 miliardi di dollari all’anno da un’ampia varietà di fonti fino al 2025 per rispondere alle esigenze dei Paesi in via di sviluppo”, recita la bozza di comunicato. “Prevediamo che questo obiettivo sarà raggiunto nel 2023”.

Durante i negoziati alla COP26, la diplomazia climatica aveva provato ad accelerare per tagliare il traguardo dei 100 miliardi l’anno già nel 2022. Alla vigilia del vertice di Glasgow, infatti, il totale raccolto in finanza climatica arrivava a 95 mld.

Leggi anche L’Italia raddoppia i fondi per la finanza climatica (ma non basta)

Finora il G7 a presidenza tedesca non ha portato accelerazioni significative attorno al tema del cambiamento climatico. La scorsa settimana il meeting dei ministri degli Esteri ha legato in modo piuttosto stretto l’azione contro crisi climatica con il mantenimento della pace e della stabilità, sottolineando che l’impatto del climate change e della perdita di biodiversità e di habitat non conosce confini ed affrontarlo è quindi una responsabilità comune.

I passi in avanti dovrebbero però arrivare a giugno, quando Berlino proverà a fondare un “club del clima”: in pratica, si tratta di usare il G7 come nocciolo duro di paesi che dovrebbero alzare l’ambizione climatica. Il club avrebbe il compito di coordinare l’azione globale e potrebbe in teoria allargarsi a un’alleanza di paesi like-minded. Al centro dell’agenda del club probabilmente ci sarà la cooperazione sulla sicurezza energetica, il dossier più scottante sullo sfondo della guerra in Ucraina.