In 4 anni, finanza climatica +60%
La Banca Mondiale ha aumentato del 10% le risorse mobilitate per la finanza climatica nell’ultimo anno fiscale, raggiungendo quota 42,6 miliardi di dollari. Nell’anno fiscale precedente era arrivata a 38,6 miliardi di dollari, nel 2022 a 31,7 miliardi di dollari, nel 2021 a 26,6. In 4 anni, l’organizzazione di Bretton Woods ha totalizzato un incremento di circa il 60% nelle risorse messe a disposizione per interventi contro la crisi climatica.
Dati che vanno nella direzione annunciata negli ultimi anni. Soprattutto con il cambio di passo legato all’elezione di Ajay Banga al vertice della Banca Mondiale. Il 1° dicembre 2023, durante la Cop28 di Dubai, Banga aveva presentato i nuovi obiettivi aggiornati: non più il 35% ma il 45% dei prestiti avrebbero dovuto essere legati ad affrontare la crisi climatica entro il 2025. Obiettivo sfiorato con un anno di anticipo, visto che il dato di quest’anno ha raggiunto il 44%.
Meno rosea la situazione per quanto riguarda un altro obiettivo cruciale per la qualità della finanza climatica fornita. L’impegno assunto al vertice sul clima dell’anno scorso prevedeva di raggiungere, sempre entro il 2025, il perfetto equilibrio tra la quota di risorse destinate a interventi di mitigazione della crisi climatica e quelle per l’adattamento, per la parte di finanziamenti pubblici. I due veicoli deputati alla gestione finanziaria di questi canali, IBRD e IDA, insieme nel 2024 hanno elargito 31 miliardi di dollari di cui però solo 1/3, ovvero 10,3 miliardi, in investimenti per l’adattamento.
Lo scorso ottobre, la Banca Mondiale ha formalmente esteso il suo mandato per includere anche altre grandi crisi globali oltre alla povertà – al centro del suo mandato storico. Tra queste figura il contrasto della crisi climatica, che è stata definita una minaccia “esistenziale”. Secondo alcuni osservatori, tuttavia, l’organizzazione continua a finanziare le fonti fossili. Solo nel 2022 avrebbe garantito flussi per 3,7 miliardi di dollari.