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Finanza climatica: ecco chi bara sui fondi per l’adattamento

Finanza climatica: ecco chi bara sui fondi per l’adattamento
credits: J Lloa da Pixabay

Il rapporto di Care International fa il punto sul punto più controverso della finanza climatica

(Rinnovabili.it) – I dati sulla finanza climatica sono truccati. Le cifre stanziate per le misure di adattamento al cambiamento climatico, in realtà, per una buona parte non sono destinate davvero ad interventi che vanno in quella direzione. Lo rivela un rapporto dell’ong Care International, pubblicato oggi in vista del Climate Adaptation Summit del 25 e 26 gennaio.

Secondo l’organizzazione con base a Ginevra, alcuni dei paesi più ricchi avrebbero arbitrariamente classificato una parte dei fondi che hanno stanziato per la finanza climatica. E’ quanto risulta dall’analisi ravvicinata dei progetti approvati nel corso del quinquennio 2013-2017. Per Care International, a non quadrare sono i rapporti relativi a 112 progetti, che in totale pesano per il 13% del totale dei fondi per l’adattamento movimentati nel periodo di riferimento. I responsabili sarebbero 25 paesi donatori, che in media avrebbero indicato in modo errato ben il 42% dei fondi.

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Chi sono i responsabili? Il rapporto sottolinea che il paese meno virtuoso è il Giappone. Il paese del sol levante avrebbe indicato in modo errato qualcosa come 1,3 miliardi di dollari. Alcuni progetti, si legge nel rapporto, non hanno proprio niente a che vedere con le misure di adattamento al cambiamento climatico. Ad esempio, sotto questa voce sarebbero stati classificati dei prestiti per la costruzione di strade e ponti.

Anche la Banca mondiale ha riportato cifre sballate, per un ammontare totale di 832 milioni di dollari. Nello specifico, l’organizzazione di Bretton Woods ha etichettato l’86% dei 328 milioni di dollari spesi per un progetto di rehousing legato al terremoto in Nepal come finanziamento dell’adattamento, quando il progetto rispondeva a un rischio geografico che nulla ha a che vedere col cambiamento climatico. Nella lista dei paesi “sbadati” compare anche la Francia, con 104 milioni di dollari. Solo il 5% del budget indicato da Parigi andava davvero ad affrontare il tema dell’adattamento.

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