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IEA: migliora la spesa in energia pulita post Covid. Male le economie emergenti

Dall’ultimo report dell’IEA emerge un miglioramento degli investimenti in energia pulita da parte dei governi delle economie avanzate, mentre restano indietro quelle emergenti e in via di sviluppo. Rilevanti la situazione internazionale e il conflitto in Ucraina.

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Foto di Oimheidi da Pixabay

(Rinnovabili.it) – Cresce la spesa dei governi per l’energia pulita: questo il dato fondamentale sottolineato dal Sustainable Recovery Tracker dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. Gli investimenti sono tuttavia migliorati nei paesi a trazione economica avanzata, mentre ancora faticano quelli in via di sviluppo. “Il mondo ha ancora bisogno di espandere i suoi sforzi di diffusione dell’energia pulita per tutto questo decennio, – ha commentato il direttore esecutivo Fatih Birol – prima di tutto nelle economie in via di sviluppo, se vogliamo preservare la speranza di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi”.

I numeri

Dopo il Covid19 è stato registrato un aumento della spesa per l’energia pulita da parte dei governi, con un’impennata di +50% negli ultimi 5 mesi. Al momento, in tutto il mondo, si stanno spendendo più di 710 miliardi di dollari. Per essere chiari, si tratta di un incremento del 40% rispetto agli investimenti prodotti dopo la crisi finanziaria del 2008. Il problema, secondo l’agenzia, è che la crescita delle sovvenzioni riguarda principalmente le economie avanzate. I paesi più ricchi hanno infatti destinato 370 miliardi all’energia pulita, da spendere entro il 2023 per raggiungere la soglia emissioni zero entro il 2050.

I Paesi in via di sviluppo e le economie emergenti vivono invece un altro scenario, con un investimento pari a un decimo degli altri. La spesa prevista entro il 2023 per l’energia pulita si attesta su circa 52 miliardi di dollari. Secondo Birol “I paesi in cui l’energia pulita è al centro dei piani di ripresa stanno mantenendo viva la possibilità di raggiungere emissioni nette zero entro il 2050, ma le difficili condizioni finanziarie ed economiche hanno minato le risorse pubbliche in gran parte del resto del mondo”. “La cooperazione internazionale sarà essenziale per cambiare queste tendenze di investimento in energia pulita, specialmente nelle economie emergenti e in via di sviluppo dove il bisogno è maggiore”.

E’ un divario che difficilmente vedrà una soluzione rapida per il peggioramento della situazione internazionale, in particolare con l’impennata del prezzo delle materie prime. 

L’effetto Ucraina sullo sviluppo di energia pulita

La situazione delle economie più sviluppate è solo parzialmente migliore. Si prevede infatti che alcuni dei fondi già stanziati non raggiungeranno per tempo il mercato. Questo sarà dovuto da una serie di fattori quali ritardi dell’attività dei governi, interruzione delle catene di valore, mancanza di manodopera e incertezza finanziaria globale. Altri limiti provengono inoltre dalla mancanza di informazione e dagli ostacoli burocratici che si abbattono sulle varie forme di incentivo e tutela dei consumatori. “I governi che possono eliminare la burocrazia e istituire rapidamente programmi efficaci saranno quelli che raccoglieranno i benefici e si posizioneranno nella nuova economia energetica globale che sta emergendo”, ha detto Birol.

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Il problema principale resta, tuttavia, il conflitto tra Russia e Ucraina. L’aumento improvviso del prezzo dei combustibili fossili ha portato come effetto la ricerca rapida di alternative più economiche che ecologiche da parte dei governi.

I governi di tutto il mondo hanno investito circa 270 miliardi di dollari dall’inizio dell’inverno per garantire il riscaldamento dell’emisfero Nord del pianeta. Una serie di misure alternative all’utilizzo dei combustibili fossili, come le pompe di calore, gli investimenti nella mobilità pulita e su ferro, non hanno invece ricevuto ancora sufficienti sovvenzioni.

In generale l’energia pulita resta una quota residuale dei più di 18mila miliardi di dollari investiti dai governi per la crisi post pandemica, anche se l’IEA stima più di 1,6mila miliardi di investimenti sostenibili, con una importante partecipazione del settore privato.