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Le emissioni di CO2 sono scese del 25,5% per l’economia italiana

emissioni di CO2
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

di Tommaso Tetro

I dati sulle emissioni di CO2 eq. in Italia

(Rinnovabili.it) – Nel periodo 2008-2019 la riduzione delle emissioni di CO2 dell’economia italiana (famiglie e attività produttive) è stata del 25,5% (da 579 a 431 milioni di tonnellate di CO2eq), più alta del taglio della media Ue (al 17,5%). E per il 2020, anche per via della “caduta dell’attività economica” e delle “limitazioni agli spostamenti”, si stima “una riduzione del 9,6% rispetto all’anno precedente”. Lo afferma l’Istat nel rapporto annuale 2021 sulla situazione del Paese, che ricorda come in tutti i Paesi Ue ci sia stato “il disaccoppiamento” tra “la dinamica dell’economia e quella della pressione esercitata sull’ambiente” in termini di emissioni di CO2: “in media, tra il 2008 e il 2019, per ogni punto percentuale di Pil in più, le emissioni climalteranti sono aumentate di 0,62 punti”.

Sul taglio dei gas serra – spiega l’Istat – incidono i comportamenti delle famiglie su riscaldamento, aria condizionata e trasporto (-13,7% in Italia, -11% meda Ue) e quelle generate dalla produzione di beni e servizi (-28,9% Italia, -19% media Ue). Secondo l’Istituto il buon andamento delle emissioni delle attività produttive nel periodo 2008-2019 deriva “soprattutto dal ricorso a tecnologie meno inquinanti e a minor intensità energetica“.

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Lo smog continua ad abbattersi sulle città italiane, soprattutto quelle di grandi dimensioni: nel 2019 nell’85,6% di 90 Comuni capoluogo – che hanno monitorato l’inquinamento da PM2,5 (polveri supersottili) – viene superato il valore di riferimento raccomandato dall’Oms per la salute, con differenze territoriali (97,8% al Nord, 88,9% al Centro e 63% nel Mezzogiorno) che però “si annullano nei 14 capoluoghi metropolitani, tutti sopra il limite di riferimento per il PM2,5”. Per l’Istat l’inquinamento dell’aria, in questi casi, è a “livelli che comportano rischi per la salute della popolazione”.

Oltre gas serra e inquinati: i numeri di TPL e rifiuti

Potenziare i servizi di trasporto pubblico locale (Tpl) è “la principale leva per la transizione verso un sistema di mobilità urbana sostenibile. La rete del Tpl su ferro è in crescita ma resta circoscritta a poche città (rete complessiva di 369,2 km, +8,8% dal 2014); sono sette le città che dispongono di una metropolitana (per una rete complessiva di 191,2 km, +9,4% dal 2014). La flotta di autobus e filobus costituisce oltre il 95% dell’offerta complessiva di Tpl. Nei comuni capoluogo i mezzi a basse emissioni” sono “pari a meno di un terzo, mentre ancora oltre un terzo è in classe Euro 4 o inferiore”. Sono “ancora marcate le differenze territoriali nella dotazione di piste ciclabili”.

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La quota di rifiuti smaltiti in discarica è del 20,9% nel 2019 (ancora troppo alta rispetto al target Ue del 10%): “oltre ai divari territoriali in termini di efficienza e capacità impiantistica, emerge una difficoltà specifica delle grandi città”. Sulla differenziata “i risultati sono ancora insufficienti” (per l’Ue l’obiettivo è del 65%, che era da raggiungere al 2012): nel 2019 “la quota è del 61,3% per l’intero Paese e del 52% per il sottoinsieme dei comuni capoluogo”. Il servizio pubblico di fognatura e quello di depurazione delle acque reflue urbane “presentano ampi margini di riduzione dei divari territoriali”: nel 2018, “erano allacciati alle reti fognarie il 94,1% dei residenti del nord-ovest ma appena l’80,5% dei residenti delle Isole“. Ci sono “carenze anche nel servizio pubblico di depurazione delle acque reflue urbane, non ancora disponibile per circa 18 milioni di abitanti, di cui 1,6 milioni residenti in 339 Comuni completamente privi del servizio”.

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