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Economia circolare, le proposte di Fise Assoambiente per Mario Draghi

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Foto di frozennuch da Pixabay

di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – L’economia circolare come nuovo modello economico cui puntare con la transizione ecologica. E’ questo lo spirito che emerge dal rapporto ‘Strumenti economici per l’economia circolare e la gestione dei rifiuti – Una strategia in 5 mosse‘, e che Fise Assoambiente (Associazione delle imprese di igiene urbana, riciclo, recupero e smaltimento di rifiuti urbani e speciali ed attività di bonifica) propone a Mario Draghi.

Il documento – che Fise Assoamiente presenterà nelle prossime settimane al governo – intende garantire una reale transizione verso l’economia circolare utilizzando efficacemente le risorse europee, sia quelle del Next Generation EU che quelle dei Fondi strutturali, per finanziare strumenti economici di mercato e offrire sostegno agli investimenti green. 

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Lo schema di proposte si compone di cinque capisaldi. Il primo: rivedere la Tari, dal tributo alla tariffa; promuovere il passaggio a una tariffa rifiuti puntuale (calcolata in base alla reale produzione dell’utente), che incentivi il riciclo, limiti la produzione di scarti e, al contempo, stabilisca un razionale sistema di corrispettivi diretti per i gestori del servizio.

Il secondo: rafforzare la responsabilità estesa del produttore; quindi estendere l’applicazione della responsabilità estesa del produttore alle filiere oggi non coperte (per esempio per materiali tessili, plastiche diverse dall’imballaggio, arredi), riconoscendo agli operatori del riciclo una parte dei ricavi provenienti dalla vendita.

Il terzo: incentivare il riciclo con i nuovi ‘certificati del riciclo’ (per ogni una tonnellata di imballaggio), sostenere la domanda con aliquota Iva ridotta per i prodotti realizzati con beni certificati riciclati e rafforzare gli acquisti verdi da parte delle P.a.

Il quarto: incentivi al biometano e recupero energetico per i soli scarti non riciclabili; prevedere l’utilizzo a livello nazionale dei programmi di incentivazione, calibrati in funzione degli obiettivi comunitari, consentendo i finanziamenti della Banca europea per gli impianti di recupero energetico, al fine di trattare i rifiuti non riciclabili e gli scarti dei processi di riciclo, e confermare gli incentivi per il biometano oltre il 2022.

Il quinto: ripensare la tassazione ambientale, penalizzando il conferimento in discarica; abolire la tassa provinciale sui rifiuti (quota parte della Tari) e l’addizionale sulla raccolta differenziata, rivedere al rialzo l’ecotassa sul conferimento in discarica o per l’invio all’estero, confermare la tassazione sulla plastica, ma solo su quella non riciclabile.

“Affinché il Programma nazionale sui rifiuti possa realmente mettere le gambe – viene osservato da Fise Assoambiente – oltre agli investimenti per adeguare la dotazione impiantistica nazionale oggi deficitaria, occorrono anche, e soprattutto, nuovi strumenti economici e incentivi che guidino i mercati e gli operatori verso gli obiettivi ambientali e la gerarchia nella gestione dei rifiuti indicati dall’Ue. Vanno adeguati gli strumenti esistenti ed introdotti nuovi sostegni che permettano ai mercati del riciclo e del recupero, di orientarsi definitivamente verso l’economia circolare, mutuando le esperienze di successo in campo energetico”.

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I soldi che arrivano dall’Europa dovranno – racconta il rapporto – devono essere aperti a tutti gli operatori, seguendo l’esperienza positiva degli eco-bonus in edilizia, l’automotive e l’Industria 4.0. Il pacchetto di misure sarà inviato al ministero della Transizione ecologica, al ministero dell’Economia e al ministero dello Sviluppo economico.

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