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L’industria della moda deve disinvestire dai combustibili fossili

disinvestire dai combustibili fossili
Foto di Elena Rabkina su Unsplash

Un dossier di Textile Exchange raccomanda alle imprese di disinvestire dai combustibili fossili

(Rinnovabili.it) – L’industria della moda, dell’abbigliamento e dei tessuti è chiamata a disinvestire dai combustibili fossili per la produzione di materiali sintetici. Lo afferma il nuovo rapporto di Textile Exchange, organizzazione no profit che si occupa proprio dell’impatto ambientale del settore.

Secondo il dossier, sarà fondamentale smettere di introdurre nuovi materiali vergini derivati dai combustibili fossili nella filiera. Se il comparto intende ridurre le emissioni di gas serra attualmente associate alle fibre sintetiche e raggiungere gli obiettivi climatici, non c’è altro da fare.

L’invito è a sostenere tecnologie che faciliteranno la rapida sostituzione del tessile fossile. “Avere alternative valide a disposizione consentirà all’industria di disinvestire in modo realistico, sbloccando questa opportunità cruciale di riduzione delle emissioni”, scrive l’organizzazione.

I punti chiave del rapporto

I materiali sintetici hanno dominato la produzione globale di fibre dai primi anni Novanta. Nel 2022, il solo poliestere ha contribuito alla più alta quantità di emissioni di gas serra di qualsiasi altra fibra. Per osservare questo dato in numeri, stiamo parlando di 47 milioni di tonnellate di fibre responsabili di circa 125 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.

Tuttavia, un completo abbandono dei sintetici a favore di altre materie prime naturali, potrebbe essere un problema. Specialmente ai tassi di produzione attuali. Se non cala anche la produzione si creerà una eccessiva dipendenza e sfruttamento degli ecosistemi. Inoltre, l’industria deve trovare modi per riutilizzare i rifiuti tessili sintetici.

Riconoscendo queste realtà, Textile Exchange sostiene un approccio duale: identificare e investire in modi alternativi per creare materiali sintetici utilizzando materie prime riciclate o provenienti da fonti rinnovabili sostenibili, riducendo nel contempo il volume complessivo dei nuovi materiali prodotti. Attualmente, il riciclo meccanico delle bottiglie di PET è l’alternativa più comune al poliestere vergine. Tuttavia, l’industria deve investire nella scalabilità delle tecnologie di riciclo da tessile a tessile. Solo così potrà nascere un sistema veramente circolare, anziché fare affidamento su materie prime provenienti da un’altra industria (quella del petrolio).

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