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Dazi Usa-Cina, il botta e risposta s’infittisce. E l’Europa che fa?

Dazi Usa-Cina, il botta e risposta s'infittisce. E l'Europa che fa?
Fonte Depositphotos

Le guerre commerciali funzionano così. Inevitabilmente. Ad ogni colpo, una risposta. E’ la storia dei dazi Usa-Cina, sull’asse Washington-Pechino. Dagli Usa, il Presidente Donald Trump ha emesso una serie di dazi, contro tutte le merci cinesi, mentre la risposta cinese è un pacchetto di misure su carbone e Gnl, il gas liquido, a cui si dovrà aggiungere un’aliquota del 15% sul prezzo di acquisto, più un’ulteriore tariffa del 10% su petrolio, attrezzature agricole e alcune automobili. I dazi cinesi entreranno in vigore dal 10 febbraio, mentre oggi sono attivi quelle americane, scattati – tra l’altro – per fermare l’ingresso del fentanyl nel Paese, l’oppioide sintetico usato anche per i farmaci e per le droghe illegali, proveniente da Messico, Canada e Cina, che negli Stati Uniti è responsabile di centinaia di migliaia di morti ogni anno.

 Senza esclusione di colpi

E non è tutto, perché la Cina ha presentato un reclamo all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) “per difendere i suoi legittimi diritti e interessiaccusando gli Stati Uniti di una condotta commerciale dalla «natura dolosa», dopo aver fatto ricorso anche al tribunale del Lussemburgo. In più, il governo cinese ha stabilito che saranno ridotte le esportazioni di terre rare, come tungsteno, tellurio, bismuto, molibdeno e indio per “salvaguardare la sicurezza e gli interessi nazionali e di adempiere agli obblighi internazionali come la non proliferazione“. 

Nel mirino della Cina, anche un’indagine sul colosso del tech, Google, per sospetto di violazione delle leggi antitrust. Anche due aziende della moda, quali Calvin Klein e Tommy Hilfiger sono finiti nella black list di Pechino, definite “entità inaffidabili” insieme all’azienda statunitense di biotecnologie, Illumina.

Le due società hanno adottato quelle che sono state definite “misure discriminatorie nei confronti delle imprese cinesi” e avrebbero danneggiato i diritti e gli interessi legittimi delle imprese cinesi. Insomma sul versante commerciale la guerra è senza esclusione di colpi, da un lato e dell’altro, anche se gli analisti finanziari descrivono la contromossa cinese, come un’anticamera del dialogo bilaterale; infatti i due presidenti Trump e Xi Jinping si parleranno questa settimana.

Dazi Usa-Cina, l’Europa pragmatica e costruttiva

Questa bella settimana abbiamo assistito all’imposizione di pesanti dazi su Canada e Messico. Questi dazi aumentano i costi per le imprese, danneggiano i lavoratori e i consumatori, creano decisioni economiche non necessarie e alimentano l’flacone. Non vediamo molti benefici derivare da ciò, quindi diamo priorità a discussioni produttive e a un coinvolgimento tempestivo“, queste le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a commento della politica protezionistica americana.

Ma la posizione dell’Ue è aperta ad una soluzione pacifica e pragmatica, anche se non priva di mordente. Dice ancora von der Leyene: “Ci sono chiaramente nuove sfide e crescenti incertezze, e l’Unione europea è pronta a un dialogo solido ma costruttivo con gli Usa. Ma riconosciamo anche le potenziali sfide nelle relazioni con gli Usa e siamo pronti ad affrontarle. Se verremo colpiti in modo ingiusto o arbitrario, risponderemo con fermezza“.

Asse Francia e Germania

Il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz sono su pareri condivisi e fermi. «L’Europa, da potenza qual è, dovrà farsi rispettare e reagire», ha detto il francese, mentre “è chiaro che, in quanto forte area economica, possiamo gestire autonomamente le nostre questioni e reagire alle politiche di dazi con politiche di dazi”, ha sottolineato il tedesco.

E l’Italia?

Il nostro paese è in cerca di negoziazione, anzi, potrebbe essere il ponte sull’Atlantico a mediare le posizioni europee ed americane, ma in extremis, sottolinea il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani sul Corriere della Sera: “Siamo già al lavoro per trovare soluzioni che non mandino in crisi le nostre aziende e il benessere dei nostri cittadini. Bisogna lavorare per esplorare nuovi mercati. Abbiamo un piano strategico per Messico, India, Indonesia, Vietnam, i Paesi del Golfo, l’Estremo Oriente e tutta l’Africa“.

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