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Le compensazioni di carbonio sono inefficaci per le emissioni Scope 3, SBTi ci ripensa

Lo staff tecnico scrive nella valutazione preliminare sulla revisione degli standard SBTi che il ricorso ai carbon offset non è l’opzione più efficace per abbattere i gas serra generati a monte e a valle. Un parere, basato sulla scienza del clima più aggiornata disponibile, che va contro quello espresso di recente dal board dell’iniziativa

Compensazioni di carbonio: SBTi verso il no all’uso per le emissioni Scope 3
Foto di Zoya Loonohod su Unsplash

Ad aprile, la direzione di SBTi aveva aperto all’uso di compensazioni di carbonio per tutti i tipi di emissioni

Usare le compensazioni di carbonio per neutralizzare le emissioni delle aziende generate lungo l’intera catena del valore, a monte e a valle, è una soluzione in gran parte inefficace. È la conclusione a cui arriva la valutazione preliminare svolta dallo staff tecnico della Science-Based Target initiative (SBTi), l’iniziativa sotto egida ONU considerata punto di riferimento globale per impostare i percorsi di transizione delle imprese.

Il documento non è ancora definitivo né pubblico e potrebbe essere modificato durante il processo di revisione degli standard SBTi, lanciato formalmente ieri. Ma è un’indicazione importante, quella che arriva grazie a un leak di Reuters, per capire come si sta muovendo l’ente. Nelle scorse settimane, infatti, la direzione di SBTi aveva annunciato – senza consultare i tecnici e in modo piuttosto irrituale – che avrebbe presto consentito l’uso di carbon offset anche per le emissioni Scope 3. La fuga in avanti ha scatenato una dura reazione da parte dei tecnici, scavalcati.

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Non è una semplice diatriba interna: dal via libera o meno all’uso delle compensazioni di carbonio anche per i gas serra lungo la catena del valore dipende gran parte della solidità delle strategie aziendali per la transizione. Le emissioni Scope 3 costituiscono una quota molto elevata del bilancio emissivo totale. I carbon offset – l’opzione preferita da parte di molte aziende – permetterebbero di non modificare il modello di business e, soprattutto, di non fare ulteriori sforzi per tagliare alla fonte le emissioni.

L’altro aspetto, tutt’altro che secondario, riguarda la credibilità di SBTi. Finora è stato considerato il ‘golden standard’. Per due ragioni. Da un lato la rigorosità dei criteri con cui certifica la solidità dei piani di transizione. Ad esempio, prevedendo il ricorso alle compensazioni di carbonio in ambito Scope 3 solo a partire da una certa data, non immediatamente. Dall’altro lato, le procedure di revisione degli standard di riferimento, che sono basati sulle evidenze scientifiche e in questo modo assicurano la compatibilità dei piani di transizione con gli obiettivi a medio e lungo termine.

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