SBTi sta rivedendo i suoi standard per decidere se incorporare o meno i crediti di carbonio
Usare i carbon offset per far quadrare il bilancio delle emissioni? Non ha senso: non ci sono evidenze scientifiche dell’efficacia reale di questa pratica. Le compensazioni di carbonio sono perciò uno strumento che le aziende non dovrebbero usare nei loro percorsi di transizione. La via maestra resta la riduzione delle emissioni alla fonte. È la conclusione a cui arriva la Science-Based Target initiative (SBTi), la principale iniziativa internazionale che fissa standard e criteri globali per raggiungere emissioni nette zero nel mondo corporate.
Il 30 luglio, SBTi ha rilasciato quattro documenti tecnici che analizzano, da diverse angolature e con diverse metodologie, il tema delle compensazioni di carbonio. Fanno parte di un normale processo di revisione degli standard SBTi, ma erano molto attesi per via delle polemiche emerse negli ultimi mesi. Il board dell’iniziativa ad aprile aveva provato una fuga in avanti, annunciando l’ok ai carbon offset per le aziende. Ma senza rispettare le regole interne per le revisioni degli standard e, soprattutto, senza coinvolgere tutta la componente tecnico-scientifica su cui si basa tutta la credibilità di SBTi. Adesso è proprio questa componente a prendere la parola. E fa tabula rasa.
Il giudizio che emerge dai 4 rapporti è piuttosto netto. Il documento che rivede in modo sistematico tutta la letteratura scientifica più recente e solida sull’argomento dei carbon offset (111 studi in tutto) conclude che:
- “i crediti di carbonio sono inefficaci nel fornire i risultati di mitigazione previsti”;
- “potrebbero esserci chiari rischi per l’uso aziendale dei crediti di carbonio allo scopo di compensare” le emissioni corporate;
- le evidenze raccolte “mettono in discussione la legittimità” di risultati dichiarati dai progetti di carbon offsetting, e sostengono che “trattare i crediti di carbonio come sostituibili con altre fonti, pozzi o riduzioni di emissioni è sconsigliabile, illogico o dannoso per gli obiettivi di mitigazione globali”.
Uno degli altri documenti, che considera l’opportunità o meno di permettere l’uso di compensazioni di carbonio per le emissioni Scope 3, cioè quelle generate lungo la catena del valore di un’azienda a monte e a valle, analizza diversi scenari possibili. Tra cui alcuni in cui i crediti di carbonio vengono effettivamente impiegati dalle aziende per compensare delle emissioni, ma a condizioni particolari e a fronte di un monitoraggio puntuale delle riduzioni di emissioni ottenute. Molto distanti, quindi, dalla prassi di oggi.