Articolo pubbliredazionale
(Rinnovabili.it) – Se potessimo applicare un termometro alle politiche climatiche delle aziende italiane, la colonnina di mercurio salirebbe fino a +2,8°C di riscaldamento globale. È la fotografia dell’economia italiana scattata l’anno scorso da Carbon Disclosure Project, in un rapporto che considera 194 aziende del Belpaese che pubblicano i dati del loro CO2 accounting e GHG accounting, riferiti alle emissioni Scope 1, 2 e 3.
Una performance lontanissima dalla soglia dei 2 gradi stabilita dall’Accordo di Parigi e ancor di più da quella degli 1,5°C su cui si sta orientando la diplomazia internazionale, soprattutto dopo la COP26 di Glasgow. Ma passando al vaglio i risultati del rapporto, si scopre che la fotografia ha molte sfumature cruciali per capire dove bisogna agire con priorità e quali sono i trend.
Se si considerano solo le emissioni Scope 1 e 2 – cioè quelle dirette e quelle indirette generate dall’energia consumata dall’azienda – quasi tutte le imprese rispettano Parigi e in media hanno abbattuto le emissioni del 22%. Anche se dovrebbero accelerare il taglio dei gas serra dal 3,3% annuo al 4,2% per rientrare nella soglia più ambiziosa. Il quadro peggiora quando si aggiungono le emissioni generate lungo l’intera catena di fornitura (Scope 3): poche aziende hanno fissato degli obiettivi.
L’impronta di carbonio e la crisi climatica
Coinvolgere il settore privato nel taglio delle emissioni di gas serra è ormai uno dei capisaldi della politica internazionale sul clima. Con l’adozione di obiettivi più ambiziosi – fino alla neutralità climatica attorno alla metà del secolo, attualmente il golden standard – il ruolo delle aziende è sempre più centrale. La transizione dall’attuale percorso di sviluppo a uno a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima, infatti, richiederà investimenti e innovazioni significativi. Ma anche un cambiamento nel modo in cui i governi e il settore privato prendono le decisioni.
D’altronde, adottare una strategia climatica solida e in linea con il piano industriale permette all’azienda di tenere sotto controllo la sua impronta di carbonio e assicurarsi che lo sviluppo aziendale sia realmente sostenibile, in termini climatici ma anche economici.
Come funziona il CO2 accounting e GHG accounting?
Da dove partire? Come essere sicuri di calcolare in modo adeguato la propria impronta di carbonio? Il primo passo è affidarsi a un processo di CO2 accounting e GHG accounting. Si tratta di un’analisi delle prestazioni ambientali dell’azienda che serve per individuare le fonti principali di emissioni e le opportunità di ridurle.
Per l’assessment esistono strumenti completi, consolidati e diffusi a livello internazionale. Uno di questi è il GHG Protocol, creato alla fine degli anni ’90 e utilizzabile sia da privati che dagli Stati. Una piattaforma per la rendicontazione che fornisce un quadro standardizzato globale, che passa allo scanner le emissioni dirette e indirette, incluse quelle lungo la catena del valore, quelle legate al consumo dei beni o servizi prodotti (downstream), e quelle di “fine vita”. Per tutti i gas climalteranti riconosciuti dai trattati internazionali.
Il passo seguente è la traduzione dell’assessment in una tabella di marcia operativa, nella forma di una strategia climatica. Il punto chiave è concepire il percorso di decarbonizzazione non solo come un costo ma soprattutto come un’opportunità per innescare dei processi virtuosi. Come? Ridurre l’impronta di carbonio richiede necessariamente uno sforzo di adeguamento tecnologico e di efficientamento energetico. Che a sua volta produce benefici in termini di competitività e risparmio, liberando risorse per proseguire il processo.
Sotto questo profilo, un supporto alla pianificazione del percorso di decarbonizzazione a partire dallo step del CO2 accounting e GHG accounting aiuta a massimizzare i benefici per l’azienda. A questo riguardo, un player come Alperia può supportare nella definizione di una strategia climatica ritagliata sulle esigenze industriali e sugli obiettivi della singola impresa, allineandola al piano industriale. In particolare, a seconda delle necessità, Alperia può accompagnare il cliente nell’individuazione di quali interventi di efficientamento energetico effettuare, nell’autoproduzione di energia rinnovabile, così come nell’approvvigionamento di energia pulita anche tramite la valutazione di contratti Power Purchase Agreement (PPA) a lungo termine, nella valutazione delle azioni da intraprendere sul fronte mobilità elettrica, o ancora su come delineare un piano di compensazione delle emissioni.