Il fondo australiano Cbus investirà in aziende con piani di riduzione delle emissioni
(Rinnovabili.it) – Il super fondo australiano del settore edile e minerario Cbus ha dichiarato di voler ridurre le emissioni dei suoi investimenti del 45% entro i prossimi 10 anni. Per tale ragione, le aziende ad alta intensità di carbonio finanziate dal fondo da 54 miliardi di dollari dovranno ben presto produrre dei piani di riduzione.
Cbus ha ribadito il suo impegno a raggiungere le zero emissioni entro il 2050 nei suoi investimenti. Il suo chief investment officer, Kristian Fok, ha dichiarato che non è ancora possibile escludere qualsiasi investimento in nuove miniere di carbone, ma ha aggiunto che attività del genere dovranno affrontare molti ostacoli per attirare le risorse di Cbus.
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In molti paesi, investitori istituzionali, come i fondi pensione, hanno recentemente aumentato la pressione sui grandi emettitori per tagliare la produzione di carbonio. Ad aprile, il fondo pensionistico norvegese da 1,1 miliardi di miliardi di dollari, uno dei maggiori investitori mondiali, ha avvertito BHP che avrebbe dovuto tagliare le sue emissioni, o il fondo avrebbe rinunciato alle sue azioni nella società.
Allo stesso tempo, il fondo ha annunciato di aver venduto la sua partecipazione nella società energetica australiana AGL, che possiede centrali elettriche a carbone tra cui l’impianto di Liddell nel New South Wales. Anche il fondo pensione del governo britannico, Nest, ha venduto le sue ultime quote di BHP perché le emissioni di carbonio della società rappresentano un rischio di investimento troppo elevato.
BHP ha risposto alle pressioni impegnandosi a vendere o scorporare le sue attività di carbone, che includono la miniera australiana di Mount Arthur. Un’opzione a disposizione di BHP è quella di trasformare le miniere in una società separata.
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Alla domanda sulla possibilità da parte di Cbus di prendere quote di uno spin-off del carbone BHP, Fok ha dichiarato: “Guarderemo al carbone in relazione all’economia globale. Ma è abbastanza chiaro che il ciclo di vita di questo combustibile è più breve del gas, e anche il ciclo di vita del gas è più breve di quanto non fosse prima. L’intero settore è in declino e ad un certo punto scomparirà, questa è solo la realtà dei fatti e come investitori dobbiamo prenderne atto”.
Il nuovo obiettivo per le emissioni di Cbus coprirà lo Scope 1 – emissioni prodotte dalle imprese stesse – e lo Scope 2 – quelle generate dalla potenza utilizzata dalle imprese – ma non le emissioni Scope 3, che sono prodotte dai clienti. Fok ha affermato che al momento è troppo difficile misurare lo Scope 3, “ma alla fine anche queste emissioni dovranno essere incluse”.