Intelligenza artificiale, robotica per l’automatizzazione e gemelli digitali sono le tecnologie più impiegate oggi dalle aziende per accelerare la ricerca e lo sviluppo di biosoluzioni. Tra i benefici più attesi spiccano i benefici ambientali ed emissivi
Sondaggio di Capgemini: per il 99% delle aziende la rivoluzione della bioingegneria avverrà entro 10 anni
Da un lato i progressi nella manipolazione del dna, dalla sintesi all’editing. Dall’altro le innovazioni nel campo dell’intelligenza artificiale. Combinati, questi passi avanti stanno rivoluzionando il panorama (e le potenzialità) delle biosoluzioni, vale a dire le applicazioni innovative basate sulla bioingegneria. Un ambito che “potrebbe rivoluzionare tutti i settori industriali” e su cui più di 9 aziende su 10 ha già deciso di puntare aumentando gli investimenti.
Gli ingredienti delle biosoluzioni
Per bioingegneria si intende l’applicazione dei principi della biologia e dell’ingegneria, insieme all‘intelligenza artificiale e alle tecniche computazionali basate sui dati, per creare sistemi biologici nuovi o riprogettati per scopi precisi. Dall’ottenere maggiori benefici ambientali a ricavare prodotti migliori sotto diversi profili.
I settori industriali che guardano alla bioingegneria sono molti: da quello sanitario a quello agricolo, da quello energetico a quello dei beni di consumo. Passando per moda, estrazione mineraria, automotive. E ancora, difesa e aerospazio.
Tra le applicazioni più comuni, oggi, si annovera la fermentazione di precisione, basata sulla modifica genetica di batteri o lieviti per migliorare la loro capacità di trasformare materie prime come amidi e zuccheri in prodotti come farmaci, carburanti, sostanze chimiche, fibre. Ma anche le pratiche che, in Italia, vanno sotto l’etichetta di tecniche di evoluzione assistita (TEA), ovvero la modifica genetica di colture vegetali per migliorarne alcune proprietà (come la capacità di fissare l’azoto) o rafforzare la loro resilienza a condizioni di siccità, malattie e parassiti, calore, salinità.
L’appetito per la bioingegneria
Dietro questo boom della bioingegneria c’è soprattutto un driver: quello della sostenibilità. Lo rileva un sondaggio condotto da Capgemini su oltre 1.100 dirigenti di aziende di grandi dimensioni in tutto il mondo. Oltre il 70% degli intervistati si aspetta che le biosoluzioni accelerino significativamente i loro progressi verso gli obiettivi di sostenibilità.
La maggior parte degli intervistati si aspetta che le biosoluzioni avranno un impatto positivo sul cambiamento climatico e sull’inquinamento atmosferico e da plastica. Ma sottolineano anche che il loro impatto ambientale e sociale dovrà essere valutato lungo tutto il ciclo di vita del prodotto. In abbinamento con una analisi delle prestazioni e dell’efficienza dei costi. Tra i benefici attesi per le operazioni delle aziende emergono soprattutto riduzione di inquinamento ed emissioni, miglioramenti nelle prestazioni e nella sicurezza dei prodotti, riduzione dei rischi di interruzioni della supply chain.
Un orizzonte di 10 anni
Praticamente tutte le imprese sondate da Capgemini (il 99%) ritiene che la bioingegneria cambierà radicalmente il proprio settore industriale nell’arco di al massimo 10 anni. Metà degli intervistati ritiene che ciò avverrà già nell’arco dei prossimi 5 anni.
Per questa ragione non sorprende il dato su chi si sta muovendo sul fronte biosoluzioni. Il 96% delle aziende le sta studiando. Quattro imprese su 10 è ancora in una fase preliminare, di studio, ma il 56% ha già avviato sperimentazioni, progetti pilota o implementazioni su scala ridotta.
Il driver più impiegato dalle imprese nell’esplorazione della nuova frontiera della bioingegneria è l’intelligenza artificiale. La utilizza, o prevede di impiegarla, il 98% delle organizzazioni sondate. Con l’obiettivo di accelerare l’individuazione e la produzione in scala di biosoluzioni. Insieme all’IA anche robotica per l’automatizzazione dei processi e i digital twin dei bioreattori, capaci di prevedere i risultati della produzione, sono stati indicati come strumenti importanti per ridurre i costi e accelerare lo scale-up.
“Le biosoluzioni stanno già rendendo possibili innovazioni davvero rivoluzionarie, con un impatto diretto su numerosi aspetti della nostra vita quotidiana. Ad esempio, lo sviluppo di organismi che catturano la CO2 e di microbi che purificano l’acqua, la creazione di biocarburanti dai rifiuti o di medicinali di nuova generazione che agiscono su specifici profili di DNA”, commenta Umberto Larizza, Managing Director di Capgemini Invent in Italia. “Tuttavia, sono necessari maggiori investimenti per capitalizzare questo slancio e raggiungere la redditività del mercato. Grazie all’AI generativa che accelera la velocità e la precisione del processo di progettazione, riducendo al contempo i costi, la bioingegneria è pronta a ridisegnare e trasformare completamente le aziende nei prossimi anni”.