Rinnovabili

Bioeconomia e pressione sugli ecosistemi

Image by Hans Bijstra from Pixabay

(Rinnovabili.it) – La bioeconomia riguarda tutti i settori e i sistemi produttivi che, a vario titolo, dipendono dalle risorse biologiche.

Da una valutazione sui progressi e sulle tendenze della bioeconomia nell’Unione Europea effettuata dal Joint Research Centre (JRC) – l’agenzia che fornisce conoscenze scientifiche indipendenti basate su dati oggettivi a sostegno delle politiche comunitarie – si evidenzia che è necessario un migliore coordinamento delle politiche europee per affrontare la crescente pressione sugli ecosistemi dovuta all’azione umana, soprattutto nei settori della silvicoltura e dell’agricoltura.

Innovazione e riqualificazione dei lavoratori

Se da un lato è chiara la necessità di ridurre i consumi, dall’altro è indispensabile spingere verso l’innovazione e la riqualificazione dei lavoratori se si vuole ottenere una produzione più efficiente e di migliore qualità senza avere un impatto negativo sull’ambiente.

Nel 2022 era stato pubblicato un Rapporto sull’importanza della bioeconomia nel contesto del Green Deal.

Questa valutazione intermedia aveva sottolineato come l’unica strada da percorrere fosse la transizione verso un nuovo modello sociale ed economico, basato sull’uso sostenibile e circolare delle risorse biologiche.

Cinque obiettivi della strategia per la bioeconomia

Il documento Trends in the EU bioeconomy del JRC prende in esame i progressi economici, ambientali e sociali verso la bioeconomia sostenibile dell’Unione Europea.

La valutazione del Joint Research Centre riguarda i cinque obiettivi della strategia per la bioeconomia: garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale; gestire le risorse naturali in modo sostenibile; ridurre la dipendenza da risorse non rinnovabili e non sostenibili; mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; rafforzare la competitività europea e creare posti di lavoro.

Vediamo ora i risultati dell’analisi del JRC.

La disponibilità di cibo nell’UE è stabile, mentre il potere d’acquisto alimentare è leggermente diminuito negli ultimi cinque anni.

L’approvvigionamento di servizi ecosistemici mostra una tendenza positiva ma gli indicatori relativi alla pressione sulle foreste e sugli agroecosistemi evidenziano un calo della gestione sostenibile. Va detto anche che i livelli di sfruttamento degli stock ittici sono diminuiti, specie nell’Atlantico nordorientale.

Leggi anche Pesca e acquacoltura, le nuove misure sostenibili della Commissione Europea

Cresce il recupero dei rifiuti organici

L’efficienza delle risorse e dell’energia ha un trend positivo e il recupero dei rifiuti organici è in crescita. L’analisi evidenzia che la maggior parte dei rifiuti alimentari viene generata nella fase di consumo finale della catena di approvvigionamento: questo può suggerire le strategie più efficienti per la loro riduzione.

Per quanto riguarda la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, JRC registra un leggero peggioramento delle emissioni provenienti dall’agricoltura e un peggioramento più deciso rispetto a cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura.

Un altro indicatore critico è quello relativo allo sfruttamento dell’acqua, soprattutto nelle regioni dove lo stress idrico è più acuto, come il Mediterraneo.

Complessivamente buoni gli indicatori sulla competitività e la creazione di posti di lavoro. Le tendenze più dinamiche si osservano in quei settori produttivi dove la bioeconomia si lega alla chimica, alla farmaceutica, all’energia e alle materie plastiche.

Biomassa, il carburante della bioeconomia

La biomassa è il carburante della bioeconomia e una componente chiave della sua catena del valore. Deriva da materiale organico come alberi, piante, rifiuti agricoli e urbani ed è utilizzato in agricoltura, silvicoltura, nonché nei settori della pesca e dell’acquacoltura.

L’UE dipende sempre più dalla biomassa per i materiali e l’energia e si prevede che diventerà una risorsa sempre più importante.

Il disboscamento dei terreni per la produzione di colture e prodotti di base provoca deforestazione e degrado forestale.

Anche l’UE contribuisce alla deforestazione tropicale, ad esempio con il commercio e il consumo di carni bovine, cacao, caffè, olio di palma e soia: le importazioni dell’UE hanno contribuito fino al 25,5% della superficie deforestata.

Leggi anche Paesaggi forestali intatti, cosa distrugge le foreste vergini?

Il rapporto del JRC sollecita maggiore attenzione su come gestire meglio la domanda di terreni e biomassa per soddisfare i requisiti ambientali ed economici in un’Europa che vuole essere climaticamente neutra.

Infine, sprona all’adozione di modelli di consumo più sostenibili se si vuole garantire la salute dell’ambiente.

Exit mobile version