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Gli appalti verdi delle università

appalti verdi
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di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Appalti pubblici e sostenibilità. Il tema riguarda molto da vicino le università di tutto il mondo. Ogni anno, in media, le università pubbliche spendono circa il 15% del loro budget per l’acquisto di beni e servizi e per l’esecuzione di lavori di vario genere. Per avere un’idea dell’entità di queste spese, gli atenei più grandi e importanti arrivano a spendere anche 300 milioni di euro in un anno. Ne consegue che prendere in considerazione la sostenibilità come principio di scelta diventa un tema di importanza rilevante.

Spendere pensando all’ambiente

Le università devono sostenere spese di genere molto diverso: dalle infrastrutture (alloggi, uffici, impianti sportivi, manutenzione, etc.) alle spese per ricerca e innovazione (biblioteche, laboratori, banche dati, etc.), dalla didattica (digitalizzazione, materiali didattici, piattaforme) alla gestione strategica e operativa (risorse umane, mobilità, stipendi, etc.). È evidente che spendere con un occhio all’ambiente farà la differenza nell’immediato, ma soprattutto nel lungo periodo.

Gli appalti, quindi, non sono più solo uno strumento tecnico per consentire acquisti trasparenti ed efficienti, ma orientano al raggiungimento della transizione verde. Piani d’azione ambiziosi che possono diventare realtà in presenza di politiche e strumenti di finanziamento europei adeguati.

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Come riporta Thomas Estermann nell’articolo Why sustainable procurement may make universities greener pubblicato in “University World News” (Global Edition, Issue No: 653), l’EUA- European University Association ha condotto una interessante indagine su 305 università dell’Unione Europea. Le università possono includere criteri ambientali verificabili per gli appalti relativi alle forniture di prodotti e servizi: l’indagine evidenzia che il 38% di esse ha già adottato sistemi di spesa sostenibili e il 48% ha iniziato un cammino green, in alcune parti già pienamente compiuto.

Gli appalti orientano verso la transizione verde

Estermann cita alcuni casi di buone pratiche come quello dell’Austria, dove un ambizioso piano d’azione verde che si concretizza negli appalti permette alle università di sviluppare strategie sostenibili. L’Agenzia Federale Austriaca per gli Appalti (BBG, Bundesbeschaffung GmbH) gestisce tutti gli acquisti per le istituzioni pubbliche, ed ha un ruolo chiave per gli atenei a cui fornisce anche servizi di consulenza. L’Università di Graz, ad esempio, utilizza i servizi di BBG ed ha adottato una strategia verde per tutti i suoi acquisti. Inoltre, ha una partnership con la comunità Ökoprofit per la riduzione dei costi operativi e il risparmio delle risorse. L’Università di Graz è anche membro cofondatore dell’Alleanza delle Università Sostenibili in Austria, creata nel 2012, che tra i vari impegni ha quello di raggiungere gli obiettivi della transizione verde e degli appalti sostenibili.

In Francia esiste un sistema simile a quello dell’Austria, e le strategie di approvvigionamento sostenibile nelle università stanno diventando una pratica diffusa. Ad esempio, il piano triennale di approvvigionamento dell’Università di Bordeaux ha stabilito delle clausole che impongono acquisti sostenibili sia dal punto di vista ambientale che sociale, destinati ad aumentare nel tempo fino a raggiungere la completa sostenibilità.

Anche in Irlanda la sostenibilità ha un ruolo centrale nelle spese degli atenei, come nel caso di University College Cork, che influenza anche le pratiche di fornitori e produttori.

Next Generation EU intende investire il 30% del budget nella transizione verde, le università sono pronte ad essere parte attiva nel cambiamento.

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