Oggi le tecnologie DACCS hanno tipicamente costi tra i 1000 e i 1300 $/t
(Rinnovabili.it) – Un nuovo impianto per la cattura diretta dall’aria di CO2 promette di abbattere il costo delle tecnologie DACCS (Direct Air Carbon Capture and Storage) addirittura sotto la soglia di 100 dollari a tonnellata, 10 volte più basso rispetto a quello attuale. Lo ha annunciato Spiritus, un’azienda statunitense che si appresta a lanciare un sito in Wyoming in grado, dal 2026, di catturare fino a 2 milioni di tonnellate di CO2 l’anno.
Il costo delle tecnologie DACCS oggi e al 2050
Un costo delle tecnologie DACCS così basso renderebbe molto più appetibile questa opzione dal punto di vista economico per tutte le aziende che puntano a compensare le proprie emissioni di gas serra. Oggi, infatti, i pochi tentativi esistenti di introdurre la cattura diretta dall’aria nel novero delle soluzioni climatiche si stanno scontrando con barriere di costo elevate.
Mentre per l’industria di riferimento è solo questione di tempo e il costo delle tecnologie DACCS è destinato a scendere fino a livelli apprezzabili – e quindi investire oggi in questa direzione non è uno spreco di risorse e di tempo – alcuni studi scientifici recenti mettono in guardia. Secondo il Politecnico di Zurigo, che è impegnato nella cattura diretta dall’aria di CO2 tramite lo spin-off Climeworks, rispetto ai 1000-1300 dollari a tonnellata con cui opera oggi l’impianto Orca, il primo e più grande sito DAC attivo in Islanda e gestito proprio da Climeworks, la forchetta di costo su cui le tecnologie DAC si possono assestare scende, al massimo, a 280-580 $/t entro il 2050.
Cosa promette l’Orchard One di Spiritus?
In buona sostanza, l’impianto Orchard One annunciato da Spiritus riuscirebbe a far avverare le più rosee previsioni dell’industria. “Sfruttando la nostra tecnologia proprietaria di sostanze assorbenti e ottenendo sostanziali riduzioni del consumo energetico, ci stiamo muovendo per ridurre il costo della cattura diretta dell’aria a meno di 100 dollari per tonnellata”, commenta Charles Cadieu, cofondatore e amministratore delegato di Spiritus. “Questa riduzione di dieci volte dei costi, rispetto ai metodi precedenti, segna un punto di svolta nel settore”.
Oltre al taglio dei costi, l’interesse per l’impianto di Spiritus da parte di grandi aziende potrebbe essere motivato dalla soluzione adottata per lo storage. Orchard One, infatti, farebbe affidamento soltanto sul sequestro geologico della CO2, intrappolandola sotto terra attraverso l’interazione con basalti e silicati e la formazione di rocce carbonatiche attraverso processi naturali.
In questo modo, la CO2 potrebbe restare stoccata per tempi lunghissimi prima di rientrare in atmosfera. E sarebbe anche più semplice e trasparente il calcolo della quantità di CO2 rimossa, aspetto fondamentale per dare solidità ai certificati di rimozione che sarebbero assegnati dal sito.