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Brevetti green, l’innovazione amica dell’ambiente

Misurare l’innovazione è difficile. La LIUC Business School ha messo a punto un sistema per misurare un tipo particolare di innovazione: quella dei brevetti green delle Regioni, ovvero i progetti che insieme all’innovazione vogliono portare anche un miglioramento ambientale

Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

(Rinnovabili.it) – I brevetti sono sinonimo di innovazione, ma non sono necessariamente green. I brevetti green sono invece caratterizzati dalle innovazioni che hanno il preciso obiettivo di portare un miglioramento ambientale.

La LIUC Business School di Castellanza (VA) ha condotto con l’Osservatorio IP Cube un’indagine sulle regioni italiane che si distinguono per avere brevetti che puntano alla protezione dell’ambiente.

Come misurare l’innovazione?

Misurare l’innovazione è difficile. La ricerca si basa sull’Innovation Patent Index, sviluppato nel Centro sull’Innovazione Tecnologica e Digitale della LIUC Business School con un lavoro di ricerca scientifica e con l’aiuto di algoritmi di machine learning.

L’IPI è un indicatore di performance innovativa che tiene conto di cinque insiemi di dati brevettuali efficienza (basata sulla quantità dei brevetti, depurata del fattore dimensionale), tempo (quello dedicato alla procedura di progettazione), internazionalizzazione (numero di estensioni geografiche), qualità (numero di backword citation) e diversificazione (numero di classi tecnologiche brevettuali) per valutare la capacità innovativa di imprese, filiere e territori

L’IPI considera i dati brevettuali che si sono sempre dimostrati predittivi della capacità di innovazione delle imprese e dei territori.

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Analizzare la capacità di innovazione

La novità di questo Indice è di non considerare solo il numero di brevetti ottenuti nel passato, ma di guardare al futuro analizzando la capacità di innovazione.

I brevetti green sono stati selezionati secondo l’IPC Green Inventory sviluppato dal Comitato di esperti IPC (International Patent Classification) della WIPO (World Intellectual Property Organization). Si tratta di una classificazione che facilita la ricerca di informazioni sui brevetti basati su tecnologie rispettose dell’ambiente.

Per ciascuna regione sono stati analizzati i diversi profili di innovazione green dal punto di vista degli ambiti tecnologici e delle aree geografiche di innovazione, della capacità innovativa green e del trend evolutivo negli ultimi 5 anni.

L’analisi è stata condotta sui brevetti del periodo 2015-2020 (quelli depositati negli ultimi 18 mesi non sono infatti ancora visibili, perché coperti dal segreto legale).

Misurare la vocazione green di un’area attraverso i brevetti

Spiega Raffaella Manzini, direttrice dell’Osservatorio IP Cube della LIUC Business School, che «anche i brevetti possono essere un valido strumento per misurare la vocazione green di un’area. 

Nello specifico, grazie al nostro indicatore possiamo misurare la capacità innovativa green delle diverse regioni d’Italia, non tanto in termini di numerosità delle innovazioni orientate alla sostenibilità, quanto guardando al loro valore potenziale.

Come nelle precedenti analisi svolte con il nostro Index, possiamo infatti andare oltre il mero aspetto quantitativo e ciò permette di fare emergere anche qualche dato inaspettato».

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I brevetti green in alcune regioni

Ad esempio, in Basilicata l’innovazione green è caratterizzata da un’elevata diversificazione tecnologica e quindi dall’ampiezza delle applicazioni.

La Toscana si distingue per la qualità dei brevetti green, in termini di conoscenza e utilizzo del background tecnologico. 

La Lombardia è superiore alla media delle regioni italiane per quanto riguarda qualità, internazionalizzazione, tempo ed efficienza delle innovazioni green. È al primo posto per capacità innovativa totale green, dove la numerosità dei brevetti assume maggiore importanza.

La Campania spicca per internazionalizzazione, l’Umbria per il tempo dedicato alla procedura di brevettazione e il TrentinoAlto Adige per efficienza.