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Nasce il Biodiversity Risk Filter del WWF per imprese e istituzioni finanziarie

Biodiversity Risk Filter
Foto di Myléne da Pixabay

(Rinnovabili.it) – Ogni giorno in tutto il mondo le attività di impresa generano importanti impatti sulla natura e sulla biodiversità; nonostante la costante attenzione al tema, il mondo del business è impreparato a comprendere fino in fondo quanto incide sul mondo naturale e il Biodiversity Risk Filter del WWF vuole colmare questo divario.

Lo strumento, lanciato al World Economic Forum di Davos, è dedicato alle imprese e alle attività finanziarie per aiutarle a identificare i propri impatti lungo tutte le catene del valore e degli investimenti. Il Biodiversity Risk Filter è stato realizzato in collaborazione con Climate&Company ed è disponibile online sulla piattaforma WWF Risk Filter insieme all’analogo Water Risk Filter. 

“Sempre più spesso le aziende e le istituzioni finanziarie – ha dichiarato Rebekah Church, Global Biodiversity Stewardship Lead del WWF – riconoscono l’opportunità di affrontare la perdita di biodiversità, ma molti semplicemente non sanno da dove cominciare. Comprendere i rischi aziendali legati alla biodiversità è il primo passo verso la capacità di affrontarli e un prerequisito per la definizione di obiettivi pertinenti in materia di biodiversità. È probabile che nel corso di quest’anno molte aziende considerino l’adozione del Global Biodiversity Framework. Questo strumento li aiuta a mappare e valutare i rischi legati alla biodiversità, consentendo loro di dare priorità agli investimenti in aree che avranno il maggior impatto nella mitigazione dei loro rischi”.

Il Biodiversity Risk Filter

L’economia globale e il sistema finanziario sembrano molto lontani dal mondo naturale ma tutte le loro attività ne sono influenzate e, viceversa, lo influenzano. La crisi della biodiversità e le questioni ambientali espongono le stesse imprese e gli investitori a importanti rischi. I dati diffusi durante il World Economic Forum lo testimoniano: più della metà del PIL del Pianeta è legato in maniera più o meno salda alla natura e ai servizi naturali. Anche per questo, lo scorso dicembre più di 330 sigle provenienti dal mondo del business e della finanza di 52 Paesi di tutto il mondo hanno esortato i decisori politici di tutto il mondo a fornire un quadro chiaro e vincolante di requisiti in base ai quali valutare i propri impatti e adeguarsi agli obiettivi entro il 2030. 

Il Biodiversity Risk Filter può supportare le imprese e le istituzioni finanziarie a monitorare le conseguenze delle proprie attività fornendo loro informazioni facilmente comprensibili e pratiche.

Lo strumento, online e gratuito, si basa su più di 50 diverse tipologie di dati provenienti, tra le altre fonti, da WWF, IBAT, IUCN, UNEP-WCMC, ENCORE, RepRisk, FAO, Banca Mondiale e NASA; i dati forniscono uno schema ampio e olistico dei rischi legati alla biodiversità con informazioni sugli ecosistemi, sulle aree protette, sulle diverse specie e sulle minacce ricorrenti per la natura come deforestazione, distruzione degli habitat, inquinamento, cambiamento di destinazione dei suoli. Secondo l’associazione si tratta della “prima piattaforma in assoluto che riunisce una gamma così diversificata di dati specificamente allo scopo di analizzare i rischi legati alla biodiversità per le imprese e le istituzioni finanziarie”.

La Suite di strumenti

Insieme al Water Risk Filter, il Biodiversity Risk Filter guida il settore privato a operazioni e investimenti sostenibili in linea con gli impegni ambientali assunti a livello globale come la Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD), il Science-Based Targets Network (SBTN) e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite.  

Rappresenta un nuovo tassello della WWF Risk Filter Suite e contiene linee guida specifiche per la tutela della biodiversità che sono state testate proprio da WWF e Climate & Company in una sperimentazione di prova su un portafoglio di investitori rappresentativo di una serie di società quotate in borsa. Dallo studio pilota è emerso che gran parte delle società è esposta ai rischi legati alla biodiversità in maniera media o alta, ma che lo strumento funziona bene per analizzare i potenziali vulnus e identificare le priorità di intervento. 

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