(Rinnovabili.it) – I nuovi indicatori dei rischi climatici pubblicati dalla BCE sono strumenti statistici utili a intervenire sulla mancanza di dati sistematici sul clima per il settore finanziario; si distinguono in analitici e sperimentali e mostrano un trend crescente di titoli di debito “green” nell’area euro.
Dalla Banca Centrale Europea arriva anche la specifica: si tratta di strumenti utili ma migliorabili nel tempo, sia dagli interventi della stessa BCE sia dalle banche centrali nazionali.
“Abbiamo bisogno di una migliore comprensione di come il cambiamento climatico influenzerà il settore finanziario, e viceversa. Per questo, lo sviluppo di dati di alta qualità è fondamentale”, afferma Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo. “Gli indicatori sono un primo passo per contribuire a ridurre il divario di dati sul clima, che è fondamentale per compiere ulteriori progressi verso un’economia neutrale dal punto di vista climatico.”
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I nuovi indicatori dei rischi climatici della BCE
La pubblicazione degli indicatori dei rischi climatici rientra negli impegni assunti dalla BCE per la transizione ecologica: a luglio 2022 la Banca Centrale aveva pubblicato il suo piano d’azione per il clima, mentre a ottobre ha iniziato a ritirare la propria partecipazione alle obbligazioni societarie ritenute più pericolose per il clima.
I nuovi indicatori dei rischi climatici sono distinti in sperimentali e analitici: i primi rispondono a gran parte dei requisiti di qualità delle statistiche BCE, mentre quelli analitici sono di qualità inferiore, soggetti a una serie di limitazioni. La Banca Centrale Europea raccomanda infatti un utilizzo cauto di questi strumenti che sono ancora in fase di perfezionamento e, al momento, più che dare informazioni certe e inconfutabili, possono essere un utile punto di partenza per un confronto sulla loro perfettibilità all’interno della comunità statistica e di ricerca, per comprendere meglio come e quali dati acquisire sul clima.
Gli indicatori – fanno sapere dall’Istituto Comunitario – nel frattempo verranno migliorati nel metodo e nelle fonti utilizzati sia dalla BCE sia dalle banche centrali nazionali, che li arricchiranno con nuovi dati sui rischi climatici in linea con le indicazioni e disposizioni europee. Perché gli indicatori siano accessibili e replicabili, inoltre, ogni volta che è possibile utilizzano i dati già esistenti nel Sistema europeo di banche centrali (SEBC) o in ogni caso dati pubblici.
Indicatori dei rischi climatici sperimentali e analitici
Gli indicatori sperimentali indirizzano la finanza che vuole essere sostenibile verso strumento di debito nell’area euro ritenuti appropriati. I dati al momento disponibili indicano che le obbligazioni green, nell’Eurozona, negli ultimi due anni sono più che raddoppiate e una crescita ancora più vertiginosa ha riguardato il mercato obbligazionario complessivo. Se sono uno strumento per incrementare la trasparenza sugli strumenti finanziari, gli indicatori dei rischi climatici sono anche un utile indicatore dello stato dell’arte della transizione a un’economia a zero emissioni ma, visto che non esiste uno standard internazionale su cosa sia “green” o “sostenibile” negli investimenti, i dati forniti sono da utilizzare con le pinze.
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Gli indicatori analitici riguardano da un lato le emissioni climalteranti, dall’altro i rischi legati agli eventi climatici estremi. Gli indicatori sulle emissioni riportano le informazioni relative alla densità di carbonio nei portafogli di titoli e prestiti all’interno delle istituzioni finanziarie e a quanto il settore sia esposto a mercati ad alta intensità di carbonio: dai dati preliminari raccolti sappiamo che, nell’Eurozona, gran parte delle emissioni legate al mondo della finanza è detenuta da fondi di investimento, ma anche che gran parte dei finanziamenti alle attività più inquinanti proviene dalle banche.
Gli indicatori analitici legati agli impatti dei cambiamenti climatici e ai rischi fisici a essi connessi sono strumenti di monitoraggio degli impatti degli eventi estremi sui portafogli finanziari. Da questo punto di vista, dice la BCE, le turbolenze incidono molto ma il rischio fisico a esse associato è relativamente basso, mentre le inondazioni – comuni nelle zone costiere e fluviali – hanno un alto livello di danni e perdite.