Venice Sustainable Fashion Forum, dal 24 e 25 ottobre presso la Fondazione Giorgio Cini
“I momenti di difficoltà, come quello che sta attraversando il settore Tessile e Moda, sono da sempre terreno fertile per implementare nuovi assetti di rilancio”. Con queste parole Sergio Tamborini, Presidente di Sistema Moda Italia, ha presentato il Venice Sustainable Fashion Forum 2024, la nuova edizione del summit internazionale dedicato alla sostenibilità nella filiera della moda.
L’appuntamento si apre ufficialmente oggi a Venezia, presso la Fondazione Giorgio Cini, e fino a domani riunirà i principali rappresentanti del settore e stakeholder, nazionali e internazionali, per un confronto aperto sulla transizione ecologica e le sfide del comparto.
Una due giorni di alto profilo quella organizzata Sistema Moda Italia assieme a The European House – Ambrosetti e Confindustria Veneto Est, che mira a proporre nuove soluzioni per ripensare l’approccio alla sostenibilità, nell’ottica della “rigenerazione” dell’intero settore. Ecco perché il tema e leitmotiv di questa terza edizione è “Leading Re-Generation”.
“Quest’anno abbiamo intitolato questa terza edizione leading re-generation per porre un forte accento sul fatto che per raggiungere gli obiettivi dell’agenda 2030 dello sviluppo sostenibile e del pacchetto di riforme fit-for-55 la catena del valore del settore andrà letteralmente rigenerata e ripensata per recuperare il grave e colpevole ritardo si qui accumulato”, ha spiegato Flavio Sciuccati, Senior Partner & Director Global Fashion Unit The European House – Ambrosetti. “Il Venice Sustainable Fashion Forum vuole essere un luogo d’analisi competente dedicato al confronto e al dibattito fra tutti gli attori del settore sullo stato dell’arte e sulle reali prospettive del settore di diventare maggiormente sostenibile e responsabile […] Per fare questo è imprescindibile che i tre elementi strategici del sistema collaborino strettamente tra di loro: i grandi marchi, i piccoli marchi e l’intera filiera produttiva la cui parte a monte, per ovvie ragioni di frammentazione e di mezzi a disposizione, rappresenta oggi sicuramente l’anello più debole che rischia di perdere molti dei suoi anelli. Va quindi sostenuta e preservata”.
Aggiunge Tamborini “Lo sappiamo, il tempo non volge al bello e non solo per l’industria italiana del Fashion dell’Abbigliamento, del Tessile e della Moda. non volge il bello anche in altri territori geografici. La stessa Cina ha aziende sotto pressione. E in Turchia il numero di imprese fallite ha raggiunto ormai le tre cifre. Quindi siamo in una condizione particolare. Perché ci siamo arrivati? Potrebbe essere oggetto di studio e valutazione, Una riflessione che da cittadini dobbiamo fare. Non è che abbiamo esagerato nelle dimensioni del nostro consumo e ci siamo spinti in una dinamica di continua crescita che in qualche misura va ripensata? E che quindi la nostra industria alla fine in qualche misura vada ripensata? Questa cosa fa può fare paura. Però fino ad oggi gli imprenditori italiani sono sempre stati in grado di superare i momenti di difficoltà e […] sono convinto che le aziende italiane siano in grado di superare anche questo momento. Certo è un momento in cui bisogna ripensarsi e bisogna cambiare. Magari in alcune casi la propria pelle.”
L’appuntamento non potrebbe arrivare in un momento più opportuno. Secondo i dati presentati per l’occasione dallo studio strategico “Just Fashion Transition 2024”, l’Osservatorio permanente sulla transizione sostenibile delle filiere chiave della moda, abbigliamento, calzature e pelletteria di TEHA, il settore sta incontrando delle difficoltà.
Nonostante negli ultimi 6 anni l’industria europea della moda sia riuscita a disaccoppiare la crescita economica dalle emissioni di CO2, sembra che ai ritmi attuali sarà in grado di raggiungere gli obiettivi climatici vincolanti previsti dal Fit for 55 solo entro il 2038. Per recuperare il ritardo rispetto al percorso di decarbonizzazione previsto, saranno necessari investimenti addizionali pari a 24,7 miliardi di euro entro il 2030. In alternativa, ridurre i volumi di produzione per rimanere entro i limiti di emissione previsti rischia di comportare perdite di ricavi 8 volte superiori.
“Ora più che mai è fondamentale agire. E per muoversi nella direzione giusta il settore ha bisogno di prospettive chiare” – secondo Carlo Cici, Partner & Head of Sustainability di TEHA Group – “In questa 3a edizione [del report] , abbiamo quindi scelto di concentrarci sulle traiettorie evolutive del settore al 2030 e sull’efficacia degli impegni agiti oggi dalle aziende per perseguirle. Il confronto tra queste dimensioni ha dato vita a 5 raccomandazioni strategiche per accelerare una decarbonizzazione che, ai ritmi attuali, potrebbe essere completata solo nel 2038. Credo che faranno molto discutere”.
“Nonostante le difficoltà del momento la sostenibilità non deve essere dimenticata, anzi ci deve vedere attori protagonisti”, ha commentato Walter Bertin, vicepresidente con delega all’ESG e all’Ambiente per Confindustria Veneto Est. Riportando le frasi del presidente Destro, Bertin ha sottolineato come la transizione sostenibile non sia più un’opzione per l’industria della moda ma “una via obbligata per la crescita”. “Va però accompagnata nei modi e nei tempi giusti – ha aggiunto – con un quadro normativo europeo, meno burocratico e un’applicazione più realistica e graduale ovviamente per darci il tempo di adattarci. e ovviamente con adeguati stimoli dove ce ne fosse bisogno da valle a monte della filiera”.
Secondo quanto emerso dal rapporto, l’Unione europea sta continuando a promuovere la transizione sostenibile principalmente attraverso leggi e norme ma la piena attuazione delle politiche annunciate per l’industria della moda non è prevista prima di 5 anni. Non solo. I requisiti e gli strumenti
di sostenibilità appaiono oggi focalizzate principalmente sulle grandi aziende, dimenticando le piccole e medie imprese.
La prima giornata del Venice Sustainable Fashion Forum è stata dedicata alla competitività dell’industria rafforzata da un approccio sostenibile, con attenzione alla crisi demografica, alle condizioni di lavoro e al mutamento delle abitudini di consumo. Alla sessione plenaria mattutina, sono seguite quattro sessioni parallele pomeridiane, per rispondere alle crescenti richieste di confronto e networking.