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La Twin transition – la transizione digitale ed ecologica. La sfida delle nuove competenze  

La Twin transition – la transizione digitale ed ecologica. La sfida delle nuove competenze  

di Fabrizia Flavia Sernia

La digitalizzazione e la sostenibilità ambientale rappresentano due punti cardine dei nuovi sistemi competitivi, al centro delle politiche di sviluppo economico e sociale sia europee – Green Deal e Piano Next Generation EU lanciati dall’Unione Europea, entro i quali si colloca il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) –, sia globali, fissati nei 17 Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite. Il conseguimento degli obbiettivi prefissati dai Piani europei e dall’Agenda ONU è una sfida altamente complessa per i sistemi economici e sociali. 

La “twin transition” – ovvero la transizione digitale ed ecologica -, ha una connotazione di forte novità rispetto alle trasformazioni epocali del passato, per tre caratteristiche in particolare: la profondità dei cambiamenti di paradigma nelle relazioni economiche, sociali e personali; l’impatto sistemico, che è trasversale rispetto ai paesi, alle aziende, ai settori di attività e alla società nel suo complesso; infine, la velocità di crescita di questi processi di trasformazione, che si caratterizza per un andamento esponenziale anziché lineare.

rettrice UniMi, Marina Brambilla e il Presidente Federchimica, Francesco Buzzella.

Ma qual è e quale sarà l’impatto di questi cambiamenti per l’organizzazione delle imprese e per il capitale umano? Quali le azioni da mettere in campo? Ad esplorare le caratteristiche e le differenze sostanziali dei processi di cambiamento in atto rispetto al passato, indagando gli impatti della twin transition sulle aziende nel settore chimico e farmaceutico, è stato il II^ Rapporto MEIEC  – Milan Economic Impact Evaluation Center, frutto del progetto di ricerca dell’Università degli Studi di Milano in collaborazione con Federchimica.

Lo studio, dal titolo “Competenze  e ruoli emergenti per la transizione digitale ed economica”,  illustrato all’Ateneo meneghino alla presenza, fra gli altri,  della Rettrice Marina Brambilla, del Presidente di Federchimica, Francesco Buzzella, dei rappresentanti delle Associazioni settoriali e delle parti sociali del comparto, degli enti formativi, delle Università e degli ITS –  ha messo in luce l’urgenza  di ridefinire il perimetro delle competenze per  cogliere l’opportunità dell’innovazione, con un focus sulle professioni emergenti. 

Il 70% delle aziende del comparto chimico ha già introdotto o sta per introdurre nuovi ruoli con competenze specifiche per gestire la transizione digitale ed ecologica. Fra le 61 aziende del campione che hanno partecipato all’indagine –  45 aziende appartenenti al settore chimico e 16 appartenenti al settore farmaceutico – le principali competenze ricercate in ambito ecologico  sono relative in larga parte alle sfere della gestione dei rifiuti e dell’ottimizzazione dei processi produttivi, alla conoscenza delle nuove fonti di energia e all’ottimizzazione dei processi,  alla valutazione dell’impatto ambientale, alla conoscenza delle normative in materia ambientale. 

Le competenze per la Twin Transition

In ambito digitale sono legate principalmente al machine learning, alla robotica e all’automazione. La difficoltà di reperimento del capitale umano con le competenze adeguate, coniugato alla necessità di valorizzare, formandole con nuovi programmi volti alla riconfigurazione e/o allo sviluppo delle competenze richieste per le risorse umane già impiegate nel comparto – che incidono a cascata sulle relative organizzazioni -, si abbina alla necessità stringente di individuare in modo puntuale le professionalità  emergenti legate alla twin transition.

Le competenze per la Twin Transition

I temi, discussi dagli attori coinvolti nel corso di tre tavole rotonde, dedicate rispettivamente al “Ruolo delle Parti sociali per lo sviluppo delle competenze”; alle “Sinergie fra mondo del lavoro e dell’Education per affrontare la twin transition”; da ultimo, all’”Analisi e Valutazione dei dati- Un modello per decidere”, hanno trovato una  risposta strategica alle questioni sollevate in quello che è stato battezzato un “Patto  tra Imprese e Sindacati”.  

Lanciato da Federchimica con le Organizzazioni sindacali di settore FILCTEM-CGIL, FEMCA-CISL e UILTEC-UIL, il Patto è aperto a tutti gli attori, pubblici e privati, della formazione, che condividono la necessità di ridurre il deficit di competenze richieste per affrontare le transizioni in atto.  Il Patto esprime   l’impegno e la volontà di fare squadra fra tutti i soggetti coinvolti. Nella transizione digitale ed ecologica le nuove tecnologie non possono creare valore per la collettività se mancano le persone capaci di gestirle e governarle, con il loro bagaglio di conoscenze e competenze. 

Federchimica, un patto fra imprese e parti sociali per la sfida della twin transition
Da dx. EDOARDO Della Torre (curatore Report MEIEC) , la Rettrice UniMi  Marina Brambilla,  il presidente Federchimica, Francesco Buzzella, Alessandro Missale
(curatore Report MEIEC) e il Direttore MEIEC- Milan Economic Evaluation Center-,  Carlo Fiorio

A questo proposito grazie al Patto, favorendo l’individuazione delle esigenze formative delle imprese e dunque delle competenze richieste, potrà ampliarsi la possibilità di intercettare le giovani generazioni, investendo su di esse, formandole al meglio e valorizzandole, con riguardo alla schiera ancora troppo esigua di laureati nelle discipline STEM di cui, viceversa, c’è un crescente bisogno per i profili qualificati nelle aziende chimiche e farmaceutiche. 

Una criticità per il comparto, questa, su cui si è soffermato sia il Presidente di Federchimica, Francesco Buzzella, sia il Delegato alle Relazioni Industriali di Farmindustria, Sergio Marullo di Condojanni. Riferendosi al Patto per lo sviluppo delle competenze che sarà sottoscritto con le Parti Sociali nelle forme da definirsi, Marullo ha sottolineato la necessità di una “mappatura delle competenze richieste dalle aziende chiara e dettagliata, che rappresenta l’unico, vero modo, di formare le persone”.

“Esistono competenze che la transizione trasforma, altre si evolvono grazie all’AI, altre ancora sono del tutto nuove” – ha spiegato.  Di qui l’importanza di una mappatura molto puntuale delle competenze ricercate.

Un processo in atto a livello globale

Non c’è tempo da perdere. Secondo i dati del World Economic Forum – World Economic Forum, Future of Jobs Survey, 2016, 2018, 2020, 2023- riportati nella ricerca MEIEC, curata da Alessandro Missale, Direttore del Dipartimento di Economia, Management e Metodi Quantitativi della Statale di Milano e da Edoardo Della Torre, professore Ordinario di Organizzazione Aziendale dell’Ateneo, lo scenario globale non lascia adito a equivoci.

Lo dicono alcuni highlights: 1) Per ciascuna posizione lavorativa la quota di competenze “core” destinata a cambiare nei successivi cinque anni è passata dal 35% al 57% dal 2016 al 2020; 2) Le assunzioni per posizioni di lavoro che richiedono competenze green stanno aumentando a una velocità molto maggiore rispetto a quelle complessive. 3) Nel settore chimico e dei materiali avanzati più della metà delle aziende sta dando priorità alla formazione per competenze legate all’intelligenza artificiale e alla digitalizzazione. 

La Twin transition – la transizione digitale ed ecologica. La sfida delle nuove competenze  

L’industria chimica, strategica per il Paese 

“In Italia, purtroppo, si registrano difficoltà sempre maggiori nel reperimento di personale adeguato, anche nei settori industriali avanzati, caratterizzati da retribuzioni più alte e ingenti investimenti in formazione del personale, come il settore chimico. Quest’ultimo, peraltro, rappresenta un settore strategico per il nostro Paese”. Le parole sono del Presidente di Federchimica, Francesco Buzzella, che ha ricordato come “la carenza di profili con competenze adeguate nel settore chimico   di fronte alla transizione digitale ed ecologica è un problema destinato ad acuirsi in futuro a causa del calo demografico.  Oggi nella fascia 26-34 anni in Italia ci sono pochi laureati, soprattutto nelle discipline STEM”, un dato che si contrappone “ad un capitale umano formato di altissima qualità”.

Ogni addetto nel settore chimico attiva oltre 1,8 posti di lavoro

L’Italia, ha ricordato il Presidente Buzzella , “è il terzo Paese dell’Unione europea per fatturato dell’industria chimica con un valore di oltre 67 miliardi di euro. Un settore con 112 mila addetti che attiva oltre 1,8 posti di lavoro nel sistema economico per ogni lavoratore chimico, per un totale di oltre 323 mila addetti”. Le retribuzioni sono più alte che altrove.  Nella chimica la retribuzione per dipendente supera del 51% la media italiana . Fra le imprese è molto diffusa l’attività di formazione per il personale, che viene effettuata dal  67,2% delle aziende, con un 45,8%  che la offre proprio nell’ambito della transizione green e sostenibilità ambientale. 

Un rilevante skill mismatch

Nonostante le caratteristiche di attrattività occupazionale, nel settore “si registra un rilevante skill mismatch. In fase di selezione – ha ricordato Buzzella – il 70% delle imprese dichiara difficoltà nel reperire personale, non solo per figure specializzate, in particolare con competenze digitali e green, ma anche relativamente a competenze tecnico-operative e mansioni manuali, per operai e addetti alla produzione”. Per il numero uno di Federchimica, che durante l’evento ha richiamato anche il diritto all’Istruzione sancito dall’art. 34 della Costituzione – garantire ai capaci e meritevoli di «raggiungere i gradi più alti degli studi» attraverso l’erogazione di “borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze”, gli snodi per supportare la competitività di imprese e lavoratori passano sia dall’orientamento e dall’investimento sui giovani, sia dalla capacità di agevolare l’acquisizione di competenze adeguate.

Un impegno che va perseguito “non solo in termini di professionalità necessarie, ma ancora prima per quanto riguarda la cultura industriale e tutti i livelli e tipologie di istruzione che possano contribuire ad una occupazione di qualità”.  Il riferimento allude alla possibilità sia di Education, sia di formazione continua offerta dagli Atenei e dalla Rete degli ITS – gli Istituti Tecnici Superiori. Questi ultimi, a 12 anni dall’esordio, contano oggi complessivamente 43mila500 iscritti – ha ricordato il Presidente Rete ITS Italia, Guido Torrielli – e una percentuale di placement in azienda del 90% a due anni dal conseguimento del diploma. 

La Twin transition – la transizione digitale ed ecologica. La sfida delle nuove competenze  

L’Alleanza fra imprese, sindacati, enti formativi 

Il Patto fra imprese, sindacati ed enti formativi lanciato in occasione della presentazione dei risultati del rapporto MEIEC, “per costruire una più stretta alleanza tra mondo del lavoro, scuole, università e istituzioni finalizzata a colmare il gap di competenze e favorire nuove professionalità, occupazione e sviluppo sostenibile” è soltanto il passo più recente della traiettoria che Federchimica da anni ha intrapreso. Da molto tempo la Federazione – che rappresenta  oltre 1450 imprese  per oltre 94 mila addetti, raggruppate in diciassette associazioni di settore –  è impegnata per “definire strumenti e promuovere iniziative in ambito di formazione e istruzione, proprio a supporto della competitività delle imprese e dell’occupazione nel settore”. Una traiettoria che passa anche –  ha concluso Buzzella – “attraverso le relazioni industriali, le scelte del contratto collettivo nazionale di settore e la collaborazione con le altre Parti sociali, le Scuole e le Università”.

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