Integrare sostenibilità e profitto nelle strategie aziendali. Puntando su efficienza e economie di scala come strumenti chiave per abbattere i costi e migliorare l’impatto ambientale. È la chiave con cui le imprese possono interpretare il futuro e far prosperare il loro business: il messaggio lanciato da “Sostenibilità Ambientale ed Impresa: Trend e Macroanalisi”, l’evento realizzato dal Comitato Internazionale Alumni UCSC di New York e promosso dalla media company Rinnovabili che si è tenuto il 24 ottobre nella Grande Mela.
Le imprese possono realmente prosperare dal punto di vista finanziario tenendo al centro della loro attività la lotta al cambiamento climatico, la tutela dell’ambiente e l’impegno sociale? Quali modelli di business sostenibili stanno dimostrando di essere finanziariamente vantaggiosi nel lungo periodo? E quali lo diventeranno nel giro di pochi anni, alla luce delle tendenze in atto? Il rapporto tra pianeta-persone-profitto e i trend della sostenibilità che lo stanno modificando circoscrivono il tema al centro di “Sostenibilità Ambientale ed Impresa: Trend e Macroanalisi”, l’evento realizzato dal Comitato Internazionale Alumni UCSC di New York e promosso dalla media company Rinnovabili, che opera da poco anche negli Stati Uniti. L’incontro si è tenuto il 24 ottobre nella città statunitense.
Efficienza ed economie di scala sono la chiave dei trend di sostenibilità del futuro
Il panorama del business è in costante trasformazione, guidato da sfide economiche e finanziarie sempre più complesse, innovazioni dirompenti e, non da ultime, tensioni inaspettate. Tra queste, emerge con forza il conflitto tra sostenibilità e profitto: elementi che, per lungo tempo, sono stati considerati inconciliabili ma che ora cercano un nuovo equilibrio nelle strategie aziendali.
Questo processo di riequilibrio interessa tutti i settori dell’economia, dalla generazione di energia alla mobilità, passando per l’economia circolare, i sistemi alimentari e l’edilizia. Uno sguardo “panoramico” rivela due aspetti chiave, trasversali ai settori, due veri e propri binari della sostenibilità: l’efficienza e le economie di scala.
L’efficienza rappresenta un pilastro cruciale per le aziende che mirano a coniugare sostenibilità e profitto. Ottimizzando le risorse e riducendo gli sprechi, le imprese possono diminuire i costi operativi e abbattere l’impatto ambientale delle loro attività. Questo approccio non solo permette una maggiore competitività nel breve termine, ma crea anche le basi per una resilienza a lungo termine, riducendo la dipendenza da risorse limitate e l’esposizione a fluttuazioni di mercato. L’efficienza diventa così non solo una questione di convenienza economica, ma una leva strategica per sostenere una crescita sostenibile.
Le economie di scala, d’altro canto, amplificano l’efficacia delle strategie di sostenibilità man mano che le aziende aumentano la loro capacità produttiva e logistica. Con l’espansione delle operazioni, i costi unitari per le soluzioni sostenibili diminuiscono, rendendo più accessibili tecnologie ecocompatibili e processi innovativi.
Orizzonte 2050: la sfida di emissioni nette zero
L’obiettivo di raggiungere emissioni nette zero è il punto di partenza imprescindibile di qualsiasi scenario di sostenibilità. Anche per le imprese. Oggi, spiega Matteo Spagnolo, General Manager di Rinnovabili e Guest Speaker dell’evento, la maggior parte delle economie mondiali, delle aziende e delle organizzazioni internazionali è orientata a raggiungere net zero entro il 2050.
Se ci arriveremo, e seguendo quale percorso, fa una differenza enorme. “Il futuro dell’ambiente e della nostra vita quotidiana dipenderà profondamente dallo scenario climatico che seguiremo tra quelli delineati dall’IPCC: ogni scenario implicherà impatti molto diversi sugli ecosistemi e sul nostro modo di vivere negli anni a venire”, afferma Spagnolo.
Per questo è necessario assumere una prospettiva di lungo termine, considerando seriamente questo orizzonte temporale per portare avanti qualsiasi business in modo davvero sostenibile. Ma serve anche una strategia globale coordinata, che tenga conto delle rispettive necessità e velocità differenti a cui possono correre le economie avanzate e quelle emergenti.
La transizione, cioè, non deve soltanto essere accelerata, ma anche ordinata. “Se non riusciamo a tenere insieme tutte e tre le dimensioni della sostenibilità – economica, ambientale e sociale – non saremo in grado di affrontare con successo le sfide del secolo, perché ci troveremo di fronte a problemi molto più gravi”, chiosa il General Manager di Rinnovabili.
Decarbonizzare il sistema energetico, sfide e prospettive
La componente centrale della transizione è la riduzione delle emissioni di gas serra, e la quota maggiore di emissioni è generata dal comparto energetico. Le parole chiave per la sua decarbonizzazione sono 3: rinnovabili, elettrificazione, efficienza.
Le FER sono già oggi convenienti per il tenore emissivo lungo il ciclo di vita e dal punto di vista economico (costo per kW). La loro sostenibilità economica continuerà a crescere, spiega Spagnolo: le proiezioni degli investimenti globali dicono che entro il 2030 Cina, UE, USA li raddoppieranno o triplicheranno. E secondo lo scenario dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) per una transizione verso net zero al 2050, per metà secolo le FER dovranno rappresentare l’85-90% del consumo elettrico totale mondiale.
Le rinnovabili possono tagliare circa il 25% delle emissioni globali legate all’energia, che oggi battono intorno alle 37 miliardi di tonnellate di CO2 (GtCO2) l’anno. Lo stesso impatto (-25%) lo ha, potenzialmente, il progresso dell’efficienza energetica. L’elettrificazione “è essenziale per trasportare l’energia in modo efficiente” e può ridurre le emissioni di un ulteriore 20%, anche abbinando FER e stoccaggio per garantire il baseload necesario e superare le criticità legate all’intermittenza e non programmabilità di alcune fonti rinnovabili. La parte restante vede un ruolo soprattutto dell’idrogeno, nell’hard to abate, e delle rimozioni di CO2. “Con le tecnologie attuali possiamo arrivare a net zero. Alcune di queste tecnologie sono giovani, e possono ancora essere migliorate molto”, puntualizza Spagnolo.
Mobilità, sull’elettrico non si torna indietro
Nonostante i tentennamenti politici che di quando in quando riemergono e sembrano prendere il sopravvento, la rotta tracciata da queste tecnologie indica un trend di sostenibilità che non può essere invertito. Né rallentato oltre misura. Un esempio? Le tendenze attuali nel settore della mobilità, che genera una quota importante delle emissioni globali.
Le tecnologie che oggi abbiamo a disposizione indicano chiaramente che sul terreno dell’efficienza le auto elettriche vincono a man bassa. Già oggi, i veicoli a batteria hanno emissioni lungo l’intero ciclo di vita minori dei mezzi con motori endotermici o ibridi. La quota emissiva legata al segmento well to tank – i costi energetici connessi all’elaborazione della fonte primaria – è ancora elevata ma “con una progressiva maggiore penetrazione delle rinnovabili, anche questa quota è destinata a crollare”, rimarca Spagnolo.
Restano delle barriere importanti alla diffusione degli EV. Soprattutto legate a 3 fattori: prezzi, tempi di ricarica e autonomia. “Ma ogni previsione autorevole dice che lgi EV diventeranno sempre più economici. Tra 3-5 anni saranno più economici delle auto endotermiche e anche i tempi di ricarica si accorceranno”, puntualizza il General Manager di Rinnovabili, spiegando come i tentennamenti (come l’eventuale eliminazione dello stop alla vendita di nuove auto diesel e benzina in UE a partire dal 2035, oggi ventilata) non rispecchiano le reali situazioni di mercato, che per il 2035 sarà ampiamente pronto.
Sfruttare il potenziale trasformativo della sostenibilità
La centralità dell’efficienza emerge anche in altri settori chiave dell’economia globale. Basta pensare all’economia circolare, risposta ai tassi di consumo oggi assolutamente insostenibili. “Consumiamo le risorse di 1,75 Terre ogni anno, in media”, ricorda Spagnolo, “Se pensiamo in termini di sostenibilità non possiamo continuare in questo modo”. O pensare al peso dello spreco di cibo. Oggi sprechiamo il 24% delle calorie che produciamo a livello mondiale: e per produrle occupiamo una superficie pari a quella della Cina. Con gli scarti se ne va ¼ dell’acqua impiegata e da questa quota si genera l’8-10% delle emissioni globali. Oppure, ancora, basta pensare al potenziale dell’efficientamento energetico nel settore dell’edilizia. Diffondere il paradigma del green building con ristrutturazione profonda (deep retrofit) e maggiore efficienza permetterebbe di abbattere del 60% la domanda di energia degli edifici al 2050.
Tutti settori dove esistono soluzioni per coniugare sostenibilità (in tutte le sue dimensioni) e profitto. “Il 97% delle emissioni della moda ricadono tra quelle Scope 3”, generate cioè lungo la catena del valore, porta come esempio Spagnolo: un dato che mette in luce l’importanza di “lavorare sulle certificazioni e sull’allineamento della supply chain”. Un potenziale trasformativo che, spesso, risiede in soluzioni tecnologiche ancora non diffuse a sufficienza. È il caso del vertical farming, una soluzione che permette più efficienza e minor consumo di risorse. Ma si scontra ancora con alcuni costi elevati, ad esempio per l’illuminazione. “Ma con lo sviluppo di economie di scala, si tratta di ostacoli superabili”, conclude Spagnolo.