Accelerare la realizzazione di nuova capacità rinnovabile. Spingere sull’elettrificazione di settori come trasporti, edilizia e industria. Garantire più flessibilità alla rete, anche con stoccaggio e interconnettori. Promuovere l’efficienza energetica, incluso dal lato della domanda favorendo i cambiamenti comportamentali. E ancora: creare un mercato dell’idrogeno, promuovere un’industria della rimozione della CO2, abbandonare le fossili senza compromettere la sicurezza energetica.
Sono le 7 priorità per una transizione verde dell’Europa che permetta di raggiungere emissioni nette zero a metà secolo e centrare gli obiettivi di decarbonizzazione. A identificarle è la 9a edizione del Green Transition Scenarios 2024 di Statkraft, compagnia norvegese fondata nel 1895 e oggi il più grande produttore di energia rinnovabile d’Europa. Il rapporto analizza 3 scenari possibili di transizione a livello globale, e individua una lista di azioni che l’Europa dovrebbe mettere in campo.
Il costo dell’inazione
I messaggi chiave sono due. Primo: il costo dell’inazione è molto più alto di quello della transizione. Questo resta vero anche in un contesto economico e politico mutato rispetto anche solo a pochi anni fa, tra conflitti, guerre commerciali e una profonda rimodulazione dell’ordine internazionale e delle catene del valore globali.
Secondo: la transizione energetica non può essere fermata. Ma può essere ritardata e deragliare dai binari che rispettano l’Accordo di Parigi. Anche in questo caso, tuttavia, la transizione verde porterebbe benefici notevoli rispetto al mantenimento dello status quo.
Su tutti, si staglia un fattore dietro questa spinta alla transizione: l’energia pulita continua a diventare più conveniente delle alternative.
“La transizione energetica è urgente, complessa e altrettanto necessaria. Questo report modella, con tre scenari, le soluzioni che possono accelerarla o rallentarla di fronte alle grandi sfide del presente. Oggi, non abbiamo il lusso del tempo o dell’inazione: questo report deve essere un catalizzatore per azioni concrete e collettive”, afferma Bernardo Ricci Armani, Country Manager per l’Italia di Statkraft.
4 ragioni per restare ottimisti
Nell’Emissions Gap Report 2024 pubblicato a fine ottobre, l’Agenzia Onu per la Protezione Ambientale (Unep) ha spiegato chiaramente che tenere il riscaldamento globale sotto la soglia di 1,5°C è ancora tecnicamente fattibile, ma richiede un cambio di passo così radicale e immediato da sembrare quasi impossibile. Da adesso fino al 2035, ogni anno le emissioni globali dovrebbero scendere del 7,5%. Del 4% per avere buone probabilità di restare sotto i 2 gradi. Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel 2020, a causa dell’impatto della pandemia, i gas serra globali sono calati del 6%.
Pur partendo da dati analoghi, Statkraft mette in luce 4 ragioni che spingono a ritenere possibile una transizione verde accelerata, guidata da una rapida trasformazione del settore energetico:
- Crescita sostenuta delle tecnologie pulite. Il comparto cleantech è da tempo competitivo, e resterà tale. L’anno scorso la capacità installata rinnovabile è cresciuta del 50% sul 2022, aggiungendo 510 GW e superando quota 4.000 GW cumulativi. I costi della tecnologia per l’energia solare fotovoltaica, eolica e delle batterie hanno registrato importanti cali nell’ultimo decennio. Sul versante dell’elettricità, gli investimenti in energie pulite sono 10 volte di più di quelli nelle fossili. Auto elettriche e capacità di storage continuano a crescere, nel 2023 rispettivamente del 35 e del 100%.
- Fine dell’altalena dei prezzi dell’energia e delle materie prime. Energia, minerali e metalli hanno risentito degli shock degli ultimi anni. La tendenza attuale e futura, però, va verso una stabilizzazione dei prezzi. A sua volta, ciò porta al ribasso anche il costo delle tecnologie pulite. Per il solare fotovoltaico e le batterie, i costi hanno raggiunto nuovi minimi record, scendendo al di sotto dei livelli pre-pandemia. Nel 2023, i prezzi del litio sono diminuiti in modo significativo e i costi dei pacchi batteria di accumulo sono scesi del 14%, raggiungendo anch’essi minimi record.
- Decoupling emissioni-crescita. Il calo dell’intensità energetica ed emissiva è trasversale alla maggior parte dei settori, da decenni. Un dato acquisito per le economie avanzate. Ma anche per grandi emettitori come Cina e India ce non sono ancora arrivati al picco emissivo. L’economia di Pechino è cresciuta di 14 volte dal 1990 a oggi, le emissioni di 5 volte. Per Nuova Delhi, l’economia va il 50% più veloce della crescita dei gas serra.
- Forti politiche climatiche globali. Crescono le tensioni geopolitiche, ma le politiche climatiche non ne stanno risentendo. Oggi i paesi che hanno obiettivi net zero rappresentano il 92% del Pil e l’88% delle emissioni globali.
Transizione verde accelerata
Come sarà il futuro del settore energetico globale nei prossimi 25 anni? Per rispondere a questa domanda, Statkraft delinea 3 scenari possibili:
- una transizione verde accelerata (Green Transition);
- una transizione segnata da forti rivalità internazionali (Clean Tech Rivalry);
- una transizione rallentata (Delayed Transition).
Nel Green Transition Scenario, la transizione energetica accelera grazie a tecnologie avanzate, politiche proattive e collaborazione globale, con una crescita economica sostenuta e sicurezza energetica garantita dalle rinnovabili. Nel Clean Tech Rivalry Scenario, invece, Cina, USA e UE competono per la supremazia energetica, alimentando tensioni geopolitiche e protezionismo. Questo limita il commercio globale di tecnologie pulite, rendendo la transizione più lenta e costosa e aumentando il divario tra paesi sviluppati e in via di sviluppo. Infine, nel Delayed Transition Scenario, la sicurezza energetica e l’economia prevalgono sulle priorità ambientali, mentre inflazione e protezionismo frenano gli investimenti nelle rinnovabili, rallentando il progresso verso la sostenibilità globale.
Quali sono i parametri dello scenario più ottimista? L’energia eolica e quella solare sono assolute protagoniste, con una crescita di 4 volte entro il 2030 e 13 volte entro il 2050. Il costo livellato del fotovoltaico cala del 40% spingendo il settore a crescere di 11 volte rispetto ai livelli del 2023. Anche l’eolico offshore si riesce a sbloccare, verso la fine di questo decennio. Mentre la capacità di stoccaggio globale si moltiplica di 40 volte entro il 2050.
Sul versante delle fonti fossili, il carbone scompare dai mix energetici delle economie avanzate negli anni Trenta ma resta in misura marginale fino a metà secolo nelle economie emergenti. La domanda di petrolio è dimezzata a metà secolo, anche se persiste nell’aviazione e nel trasporto su lunghe distanze. Il gas raggiunge il picco nel 2030 e poi inizia a calare, fino a coprire solo il 6% della domanda energetica globale nel 2050 (-40% rispetto a oggi).
Altre tecnologie svolgono un ruolo importante. Il costo degli elettrolizzatori cala del 75% rispetto a oggi entro metà secolo. L’elettrificazione con energia pulita, l’efficienza energetica e l’idrogeno pulito per i settori che sono difficili da elettrificare direttamente sono i pilastri della decarbonizzazione degli usi finali di energia. I consumi elettrici, nello scenario di transizione verde accelerata, salgono del 79% nell’industria, del 70% negli edifici e si moltiplicano di 18 volte nei trasporti entro il 2050.
Le priorità per la transizione energetica dell’Europa
Il rapporto di Statkraft dedica un capitolo denso agli scenari di transizione specifici per l’Europa. Se l’UE raggiungerà emissioni nette zero entro il 2050, spiega il documento, è grazie a mercati, tecnologie e politiche che si rafforzano reciprocamente. Le priorità da perseguire sono diverse.
Accelerare la costruzione di nuova capacità rinnovabile è la priorità numero uno, che può godere dello stesso contesto più che promettente delineato a livello globale: costi in discesa e competitività in crescita. Lo scenario di transizione verde accelerata vede la generazione di energia fotovoltaica ed eolica crescere, rispettivamente, di 8 e 5 volte entro metà secolo. E le Fer coprire l’87% del mix elettrico (il 67% nel 2035). Il fotovoltaico arriva a 850 GW cumulativi nel 2035 e a 1360 GW nel 2050, con il segmento rooftop che rappresenta metà della nuova capacità installata. L’eolico sale a 700 GW nel 2035 e 1000 GW nel 2050.
Altro pilastro: l’elettrificazione. Nel 2050 i consumi elettrici UE saranno doppi di quelli attuali. La chiave per accelerare la transizione è spingere su maggiori usi elettrici nei trasporti, nell’edilizia e nell’industria. La transizione di questi settori potrebbe rappresentare il 55% di tagli aggiuntivi alle emissioni entro il 2050 rispetto allo scenario Delayed Transition. Entro il 2050, Statkraft prevede che la quota di elettricità nei trasporti raggiungerà quasi il 70%. Oggi è il 2%. Mentre le pompe di calore crescono di 5-7 volte nello stesso periodo. L’idrogeno pulito copre il 18% del consumo finale di energia dell’industria a metà secolo. Una maggiore efficienza energetica e l’abilitazione del cambiamento comportamentale in tutta l’economia possono portare poi sviluppi positivi: bollette energetiche più basse per i consumatori, meno inquinamento atmosferico, pressione ridotta sulla natura e minori emissioni. E ancora: sviluppare soluzioni energetiche flessibili, parallelamente allo sviluppo di risorse intermittenti come l’eolico e il solare. Una sfida che, per il rapporto, è “gestibile”.
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