
Dividendi (agli azionisti) invece di investimenti. Le grandi industrie europee nei settori chiave per la transizione energetica stanno privilegiando i pagamenti agli azionisti invece di investire nella decarbonizzazione. Ma così ne dettano il passo: lento, troppo lento per centrare gli obiettivi del Green Deal.
Insomma: le aziende in settori strategici per la transizione energetica non soffrono di carenza di fondi, bensì di una cattiva allocazione delle risorse. È il messaggio di fondo lanciato da Friends of the Earth nel rapporto “Shareholders over Solutions”, rilasciato di recente.
Di quali aziende si tratta? FotE analizza i dati di 841 società quotate in borsa con sede legale in Europa (Regno Unito e Svizzera inclusi), nei settori a più alta intensità di carbonio che sono fondamentali per la transizione energetica. Appartengono a 4 macro-categorie:
- materiali di base (ad esempio, prodotti chimici, estrazione mineraria),
- beni di consumo ciclici (ad esempio, automobili),
- energia (inclusi combustibili fossili e rinnovabili),
- servizi di pubblica utilità (elettricità e calore).
Transizione energetica, dove finiscono gli investimenti mancati?
I dati parlano chiaro. Ogni 100 euro di profitto, queste aziende ne incanalano 75 ai loro azionisti. Lasciando una quota marginale a disposizione di investimenti per la transizione energetica.
Tra il 2010 e il 2023, calcola il rapporto, queste società hanno generato 2.100 miliardi di euro di profitti netti. Ma ne hanno distribuiti 1.600 (il 75,3%) agli azionisti, anziché reinvestire.
L’accesso al capitale c’è. Ed è dimostrato dall’aumento delle attività finanziarie dal 8,0% all’11,0% del totale degli asset. E dal calo del tasso di interesse sul fatturato, dal 1,6% nel 2010 all’1,2% nel 2023.
Nonostante queste condizioni favorevoli, dunque, gli investimenti delle aziende nei propri asset sono diminuiti dal 18,4% nel 2010 al 14,9% nel 2023.
Non solo: le aziende che chiedono sussidi pubblici sono le stesse che massimizzano i profitti per gli azionisti.
Come invertire la rotta? Il rapporto suggerisce alcune misure per garantire che i fondi pubblici non finiscano solo nelle mani degli azionisti. Tra queste:
- vincolare i finanziamenti pubblici a investimenti reali nella transizione energetica;
- limitare i dividendi e i buyback per le aziende che ricevono fondi pubblici;
- rafforzare la regolamentazione per evitare che le imprese accumulino liquidità invece di investirla.